Sassoferrato è uno de I Borghi più Belli d’Italia custodito nell’Appennino, tra i monti del Parco Naturale Regionale della Gola della Rossa e di Frasassi e della dorsale Umbro- Marchigiana, tra torrenti, cascate e colline: un ambiente incontaminato con un paesaggio che cambia colore ad ogni stagione. Un panorama che invita a fermarsi ad ammirare.
Sassoferrato come la conosciamo oggi, con il Castello ed il Borgo, in epoca romana non esisteva. In una pianura al suo ingresso sorgeva infatti Sentinum. Dall’epoca romana fino ai giorni nostri Sassoferrato custodisce storie di un viaggio ininterrotto nel tempo. Scopriamolo insieme in 10 punti!
1. Rivivere la Battaglia delle Nazioni: la storia dell’Impero Romano passa per Sentinum
Su un altopiano strategico, alla confluenza del fiume Sentino con il torrente Marena, a poca distanza dalla via Flaminia, sorgeva l’antica città di Sentinum: circa 15 ettari di territorio. Per rivivere la vita di questa ricca città, si possono percorrere due strade, un cardine e un decumano, dove sono ben visibili i solchi lasciati dai carri, immaginare gli antichi romani rilassarsi nelle terme o lavorare nelle botteghe artigiane. Il Parco Archeologico di Sentinum è ritenuto uno dei siti archeologici più rilevanti delle Marche. Moltissimi reperti provenienti dalla città sono visibili anche al Museo Civico Archeologico.
Prima della fondazione della città, proprio in agro sentinate si combatté nel 295 a.C. la Battaglia delle Nazioni. La lunga eco dello scontro tra i Romani e le popolazioni italiche e celtiche ha fatto sì che il nome della città divenisse un simbolo della romanizzazione della penisola italiana. La battaglia si rivive nell’ultimo weekend di luglio quando oltre 200 rievocatori – occupando due campi storici, uno Romano e uno Gallo-Sannita – tornano indietro nel tempo e ridanno vita all’epocale scontro tra eserciti e culture.
2. Immergersi nell’atmosfera unica della miniera di zolfo di Cabernardi
In un piccolo comune come Sassoferrato sembra strano pensare che ci sia stato il bacino di zolfo più grande d’Europa, eppure è così!
Cabernardi, una delle frazioni più grandi del comune, è un paese nato e cresciuto intorno alla miniera, con la quale avrà sempre un legame indissolubile per l’eternità.
Un suggestivo itinerario accompagna il visitatore tra i luoghi che hanno fatto la storia della miniera. Come i minatori che uscivano dalle loro case del villaggio di Cantarino per lavorare in condizioni pericolose scavando gallerie per estrarre l’oro giallo di Cabernardi, anche il visitatore potrà percorrere i loro passi tra il Museo della miniera di zolfo e il Parco Archeominerario. Nel parco a cielo aperto, tra l’odore pungente dello zolfo, si cammina tra le strutture di estrazione e lavorazione del bacino solfifero. Particolarmente suggestivo è il percorso all’interno della galleria che i minatori usavano per trasportare i carrelli da un forno all’altro. Nel Museo della miniera di zolfo la realtà industriale, di un’epoca ormai lontana, è ben visibile grazie ai ricordi personali e di vita quotidiana dei minatori. Di grande impatto sono in particolare le cronache dell’occupazione che cambiò la storia della miniera.
Il 28 maggio 1952 i minatori del turno del pomeriggio, anziché smontare alle 22, rimasero sottoterra dando così inizio alla lotta sindacale passata alla storia come quella de “I Sepolti Vivi”, durata ben 40 giorni e che coinvolse circa 300 operai, nelle gallerie del 13° livello, a 500 metri di profondità.
La sirena di fine turno che i minatori nel 1952 per protesta ignorarono è la stessa che segna ogni sera l’apertura e la chiusura dei giochi del Palio della miniera di zolfo di Cabernardi. A inizio agosto le quattro contrade si sfidano in una serie di giochi di antiche tradizioni che culminano nella “Sfida del minatore”, gioco finale che consiste in una staffetta con partenza dal Parco Archeominerario di Cabernardi.
3. Perdersi nel centro storico tra meravigliosi vicoli medievali e ammirare il tramonto dalla Rocca di Albornoz
Salendo nel centro storico del castello, la parte alta di Sassoferrato, ci si trova in un labirinto di vicoli e viuzze uno più suggestivo dell’altro. Il castello è riconosciuto come uno de I Borghi più belli d’Italia, proprio sulla vetta di una collina dove spunta imponente la Rocca di Albornoz, fatta erigere nel XIV secolo, per ordine del Cardinale Egidio Albornoz. Dal belvedere del parco intorno alla Rocca si affaccia una terrazza sugli Appennini e sulla città sottostante da cui ammirare un panorama molto pittoresco e particolarmente romantico al tramonto!
Ci si può perdere tra vicoli medievali, dove ogni angolo incuriosisce a scoprire il successivo: dal romantico vicolo Santa Chiara fino alla porta dell’antico ponte levatoio. Il centro storico conserva gli antichi reperti al Museo Civico Archeologico con la Raccolta Perottiana e le meravigliose opere nella Civica Raccolta d’Arte insieme alla Raccolta degli Incisori Marchigiani.
4. Ammirare la suggestiva Abbazia di Santa Croce e l’immenso patrimonio artistico nelle chiese
Il patrimonio culturale di Sassoferrato è conservato anche nelle sue numerose chiese e monasteri.
Già visibile dal profilo della collina su cui si adagia il borgo, la collegiata di San Pietro nasconde i suoi tesori più inaspettati. È intrigante girare intorno alla struttura per scovare la meravigliosa facciata originale ed entrare nella canonica che nasconde la cella di un antico carcere ecclesiastico con scritte ed incisioni originali del 1600 e 1700.
Tra i vicoli del castello il duecentesco monastero di Santa Chiara ospita al suo interno una piccola ma graziosissima chiesetta e alcune opere di Giovan Battista Salvi, Il Sassoferrato.
Nel luogo dove San Francesco predicò sorge la chiesa in suo onore, che nasconde al suo interno una croce dipinta di Giuliano da Rimini che il visitatore nota appena valica l’ingresso. Qui sono custoditi anche gli oggetti simbolo della Passione, utilizzati ogni Venerdì Santo.
Il convento di Santa Maria della Pace, appena fuori il castello di Sassoferrato è menzionato per la prima volta nel 1507. Il complesso custodisce, tra gli altri, affreschi di Tarquinio Salvi, padre del famoso Giovan Battista Salvi e un dipinto di Ercole Ramazzani.
Scendendo nel borgo di Sassoferrato ci si trova davanti l’imponente Chiesa di Santa Maria del Ponte del Piano. Tra le opere di rilievo due tavole di Pietro Paolo Agabiti, pittore e scultore nato a Sassoferrato e formatosi in Veneto, tornato poi nella sua terra per lasciare opere universalmente rinomate. A Santa Maria del Ponte del Piano si trovano la “Natività” e la “Madonna con Bambino in trono tra San Giovanni Battista e Santa Caterina d’Alessandria”. Da non perdere la scultura di Agabiti “Cristo in pietà sorretto da Angeli, san Facondino e san Raniero” nella chiesa di San Facondino.
A pochi passi da San Facondino si trova la Chiesa di Santa Teresa d’Avila, in stile neoclassico: è forse la chiesa più “addobbata” della città.
Immersa completamente nel verde, da non perdere è l’Abbazia di Santa Croce. Si tratta di una delle chiese più misteriose e affascinanti delle Marche, splendido esempio di architettura romanica edificata con materiali provenienti dalla Sentinum romana e voluta dai Conti Atti intorno al XII secolo, quando erano signori di Sassoferrato. Il monastero ospitò dal 1613 i monaci Camaldolesi fino alla soppressione dell’ordine nel 1935.
Di qui passarono anche grandi nomi della storia. Avvolta da tantissimi misteri custodisce anche una meravigliosa pala d’altare di Agabiti.
5. Camminare tra un mondo di colori e arte contemporanea al MAM’S
L’unica galleria permanente d’arte contemporanea delle Marche si trova proprio a Sassoferrato, al primo piano di Palazzo degli Scalzi.
Il MAM’S, Mondo Arte Marche Salvi, frutto delle acquisizioni avvenute a partire dalla prima edizione nel 1951 della Rassegna Internazionale d’Arte/Premio “G.B. Salvi”, uno dei più longevi e prestigiosi eventi nazionali riservati alle arti visive. Inaugurato il 6 aprile 2014, propone circa 600 delle 4000 opere raccolte in tutti gli anni di rassegna. Tra le pareti espositive, come pagine di un grande libro, sono esposte opere di molti artisti, conosciuti a livello nazionale ed internazionale, che hanno contribuito a “scrivere” la storia dell’arte del 900.
Un tuffo in una tavolozza di colori che fa viaggiare cuore e mente tra i temi delle ampie sale.
6. Scoprire la quotidianità passata al Museo delle Arti e Tradizioni Popolari
Oggi è possibile rivivere la quotidianità dei nostri antenati della fine dell’800 tra le sale di Palazzo Montanari che ospita il Museo delle Arti e Tradizioni Popolari. Il visitatore può scoprire la vita di campagna attraverso oggetti originali e tecniche di lavoro, dall’aratura alla mietitura, dalle lavorazioni domestiche come la tessitura o la panificazione. All’interno del museo è ricostruita anche una classica casa contadina con tanto di “biroccio” marchigiano. La raccolta conta 1500 pezzi in continuo aumento grazie alle donazioni di persone del luogo. Concludere la visita con una passeggiata nel verde del Bosco Urbano cercando le erbe spontanee è un’esperienza unica.
7. Solleticare l’appetito con i sapori unici della tradizione contadina
Le ricette semplici dai sapori antichi non hanno una versione unica, ma la loro preparazione e i loro ingredienti cambiano di paese in paese se non addirittura di casa in casa, preservando il profumo e l’acquolina in bocca. Ogni stagione è accompagnata da una delizia. L’inverno è da passare con le castagnole sbollentate sassoferratesi: una delizia tutta carnevalesca; la primavera con le inebrianti pizze al formaggio e le pizze dolci di Pasqua insieme alla ciambella all’anice; per l’estate ci si rinfresca con una semplice e gustosa panzanella, e infine per l’autunno ci aspetta la brustenga, un dolce realizzato con i sapori del bosco.
Sassoferrato conserva anche un’antica tradizione di pastifici, ripresa recentemente da alcune aziende agricole locali che producono i Maccheroncini sassoferratesi e altri formati tradizionali.
Notevole anche la produzione di salumi e carni di altissima qualità.
8. Ripercorrere i passi dei grandi personaggi sassoferratesi
Sassoferrato è un luogo ricco di storia, arte e cultura, che ha dato i natali a diversi personaggi che hanno portato il nome del piccolo borgo nel mondo.
Partendo da Bartolo Da Sassoferrato, (1313-1357) uno dei più insigni giuristi dell’Europa continentale del XIV secolo, per gli studenti di diritto è uno dei personaggi chiave della giurisprudenza. Arrivando al cardinale Alessandro Oliva, a Niccolò Perotti, umanista e filologo, fino al mondo artistico con Pietro Paolo Agabiti (1470-1540) pittore e scultore del Rinascimento e il pictor virginum Giovan Battista Salvi, meglio noto come Il Sassoferrato (1609 –1685). Le loro opere sono sparse in tutti i musei del mondo, nel borgo marchigiano se ne custodiscono alcuni esempi meravigliosi nella Civica Raccolta d’arte e nelle chiese.
9. Vivere tradizioni indelebili in grandi eventi
Nel corso dell’anno, oltre a quelli già citati, si svolgono numerosi altri eventi: dai religiosi come la tradizionale accensione dell’albero di Natale naturale più alto d’Italia nel centro storico ogni 8 Dicembre (alto ben 27 metri e messo a dimora nel 1934 in occasione della nascita di un bambino sassoferratese) che dà inizio alle festività natalizie per poi proseguire con il successivo Presepe vivente di Coldellanoce e il tradizionale Presepe Diffuso negli angoli più suggestivi della cittadina, fino ad arrivare al villaggio di Cantarino. Immancabile è la tradizione del Venerdì Santo che, dal 1954, con la Sacra Rappresentazione della Passione cambia il Castello di Sassoferrato in un allestimento naturale che tocca tutto il centro storico fino la chiesa di San Francesco. Tra un silenzio impalpabile parte poi da qui la Processione dei Sacconi.
Tra rassegne e festival di arte e fotografia, il Face Photo News a giugno, mostre ed esposizioni di pittura, scultura, grafiche e fotografie, manifestazioni e tornei sportivi, presentazioni di libri, eventi legati alla musica, sagre e feste a tema, spettacoli teatrali e concerti, il calendario degli eventi sassoferratesi è ricco di appuntamenti tutto l’anno.
10. Un territorio tutto da scoprire a piedi e in bici
Ma Sassoferrato non è solo centro storico, arte e cibo. Il territorio circostante offre un’ampia gamma di attività all’aria aperta per tutte le età.
Il territorio comunale confina, infatti, con due aree protette: quella del Parco Naturale Regionale della Gola della Rossa e di Frasassi e quella del Monte Cucco, tanto che non appena ci si mette in movimento ci si ritrova subito al loro interno. La spettacolare Gola di Frasassi, famosa in tutto il mondo per le omonime Grotte, è ad una manciata di km ed offre itinerari outdoor inesauribili.
Che sia a piedi, facendo una bella escursione, o in bici con una MTB, le tappe da non perdere sono quindi molte: da consigliare anche il percorso che parte dalla cascata dove sorge il Mulino della Marena risalendo il percorso del Sentino, dove si incontrano diverse e bellissime cascate, fino ad arrivare alla forra di Riofreddo.
Per chi ama lunghe passeggiate c’è inoltre la possibilità di partire dal paesino di Piaggiasecca per arrivare fino alla cascata dello Sturo della Piscia, straordinario salto naturale di oltre 15 metri di acqua fresca e cristallina.
Con la MTB e in e-bike è possibile fare escursioni anche al Monte Doglio, particolarmente apprezzato dagli appassionati per i single-track. Un altro itinerario assai gettonato è l’anello che raggiunge la Rocca di Rotondo edificata da Albornoz, fino ad arrivare al Santuario della Madonna del Cerro e alla miniera di zolfo di Cabernardi. Con le bici gravel ci si diverte a non finire grazie alla presenza di una rete infinita di strade carrarecce, mentre con le bici da corsa si affrontano strade panoramiche ed epiche salite.
Il monte Strega, infine, regala scenari mozzafiato sia che scegliate di muovervi a piedi o su due ruote.
Consigliate anche visite alle frazioni, luoghi di grande interesse.
E la terra dei miei nonni e dei miei genitori. Mio padre M.llo 1 cl. Arm. Liberotti Primo decorato di med . Argento al V
M. E due croci al V.M. il suo nome e scolpito nel monumento dei caduti nel parco.