Ci sono donne delle Marche famose in tutto il mondo: letterate, artiste, scienziate e sportive e nel nostro blog abbiamo raccontato le loro storie, ma per l’8 marzo di quest’anno la scelta è stata diversa!
È un periodo difficile per l’Italia, ma si sa, la crisi e l’incertezza creano consapevolezza e aprono la via a fasi di rinascita, esplosione della cultura e nuove forme di economia. In questi momenti convulsi, è inevitabile pensare al passato, ai nostri avi, alle nostre radici e c’è chi anticipa i tempi, cogliendo l’attimo, rischiando e cambiando rotta.
La fortuna aiuta gli audaci, lo testimoniano queste cinque storie di donne che ho deciso di raccontare.
Il mio racconto inizia nella zona di Arcevia, borgo medievale in provincia di Ancona, circondato da nove castelli (Avacelli, Castiglioni, Caudino, Loretello, Montale, Nidastore, Palazzo, Piticchio, San Pietro), centri abitati murati di impianto tre-quattrocentesco che hanno conservato le loro peculiarità tipologiche fino ad oggi.
Tra la terra fertile e il vivere borghigiano dove la vita scorre rispettando l’avvicendarsi delle stagioni, ci sono loro: donne determinate, appassionate ed eclettiche che conciliano la tradizione con la quotidianità, detentrici di un sapere contadino genuino mescolato a studi, esperienze di vita e professionali. Hanno fatto una scelta ben precisa: dichiarare il loro amore alle Marche.
Per queste donne, figlie, madri e mogli il legame con la terra è viscerale, indissolubile e indiscutibile. Conosciamole meglio…
Cristina, il suo vino e le sue cresce di polenta
“Ho le mani in pasta in tutti i sensi”, si descrive così Cristina Montalbini proprietaria dal 2009 di un’azienda agricola e un agriturismo localizzato a Ripalta di Arcevia, frazione nei pressi del castello di Piticchio.
Nata da una famiglia di contadini dopo gli studi classici e qualche anno di università decide di inseguire il sogno che aveva fin da quando è diventata maggiorenne: aprire un agriturismo.
Se puoi sognarlo, puoi farlo, diceva Walt Disney, ed è stato così per questa intrepida donna che, insieme a suo marito, ogni giorno mette passione in tutto quello che fa dal lavoro nell’orto, all’accoglienza dei turisti stranieri: “Nei borghi delle Marche si incontrano persone vere e storie appassionate”, afferma Cristina convinta che l’ospitalità è nel Dna dei marchigiani e che le radici, il territorio e le persone sono la risorsa più grande di questi luoghi.
Per preservare ulteriormente le origini, Cristina si cimenta anche nel recupero delle tradizioni culinarie marchigiane.
Tra le ricette che le stanno più a cuore c’è quella della crescia di polenta, una pietanza contadina fatta per recuperare la polenta avanzata dal pranzo impastata nuovamente con la farina di grano, cotta sulla brace e poi farcita a piacere con erbe di campo o salumi.
Questo piatto è tipico delle zone di Arcevia dove è stata recuperata la cultura del mais a otto file, raccolto a mano e pestato nel mulino a pietra. Una filiera corta, anzi a KM0, che profuma di storia e vita vissuta.
Sabrina e il suo zafferano
Lo zafferano è una spezia che si ottiene dagli stigmi del fiore del Crocus sativus, è noto da secoli e citato persino da Omero nell’Iliade.
Al di là della storia e della simbologia, lo zafferano di Sabrina ha qualcosa di speciale, è coltivato con amore: “Prima ho fatto tanta teoria e prove sperimentali, poi ho messo in pratica tutto quello che sapevo”, afferma con orgoglio.
Laureata in scienze naturali con una specializzazione in botanica ed ecologia presso l’Università di Camerino, dopo il dottorato ha deciso di dedicarsi alla coltivazione delle piante officinali e dello zafferano. Tornando a casa ad Avacelli, tra il castello e la piccola azienda di famiglia, mette in piedi in pochi anni un laboratorio a norma dove continua, senza sosta, a sperimentare ed innovare la tradizione.
Si sa che la passione non è cieca ma è visionaria e Sabrina ha saputo guardare lontano, unendo tutto questo al turismo, come guida naturalistica propone insieme ad uno storico dell’arte, Per erbe e per castelli, dei percorsi storico-naturalistici alla scoperta del territorio.
Daniela, le sue piante officinali e la sua lavanda
“Prima di cambiare vita lavoravo in fabbrica”, Daniela Monnati ci racconta che dopo aver perso il lavoro ha deciso di dedicarsi all’agricoltura e, insieme al marito, ha cominciato a coltivare il terreno del suocero.
“Abbiamo iniziato con la lavanda, poi con timo e il rosmarino. Queste colture ci hanno dato tante soddisfazioni”, afferma Daniela che oggi è proprietaria di un’azienda d’agricoltura biologica ed è fiera della qualità dei suo prodotti.
Ha una grande passione per le piante officinali e la medicina naturale, tanto che propone assieme ad una botanica e un’erborista passeggiate aperte al pubblico per far conoscere queste erbe miracolose!
L’azienda si sta espandendo e così da qualche anno si coltivano anche la lenticchia e i ceci per rispettare la tradizione al 100%. “Coltivare la terra e poi mangiare i propri prodotti è una soddisfazione”, commenta orgogliosa Daniela che ci svela un segreto di famiglia: “I due miei figli di 11 e 15 anni ci aiutano in questa impresa. Sono nati in mezzo alla lavanda e ormai sono diventati degli esperti, dei maestri”.
Giuditta e il suo vino
“L’agricoltura è una testimonianza, è mediatrice della storia e delle tradizioni di un territorio” afferma Giuditta Politi mentre sta aspettando suo marito all’aeroporto. Una vita sempre in movimento la sua, fatta di sfide.
Dopo il dottorato in scienze genetiche presso l’Istituto di Genetica Evoluzionistica CNR a Roma e varie vicissitudini familiari, decide di rilevare l’azienda portata avanti dal padre: “Un giorno io e mio marito ci siamo guardati negli occhi e abbiamo pensato che sarebbe stata una bella idea cambiare vita, dedicarsi alla terra”.
Dopo questa decisione Giuditta si specializza con un Master in Enologia presso l’Università del Sacro Cruore di Pavia ed è fiera di affermare che è ritornata alle sue radici.
La sua azienda vitivinicola è situata tra i castelli Nidastore e Loretello, dove le colline coltivate e i filari di viti sono un tutt’uno con il cielo: “Il nostro lavoro è fondamentale, siamo i primi a preservare il paesaggio, ci prendiamo cura del bene comune e lo facciamo per il futuro di tutti”.
La passione di Giuditta si sente dalla sua voce, in qualità di presidente della Cia provinciale di Ancona accenna ad alcune riflessioni: “L’agricoltura di questa zona è multifunzionale con produzioni tipiche anche di nicchia quali il verdicchio, lo zafferano, la lavanda e il mais otto file. La filiera è corta, a KM0, la qualità è garantita anche dal carattere multi valoriale di questo mestiere basato sul legame più stretto con il territorio”.
Giuditta fa parte dell’associazione nazionale “Donne in campo” della Cia per aiutare e sostenere le donne-madri-imprenditrici che con tanta tenacia conciliano questi aspetti della vita. È proprio vero, la terra e l’agricoltura sono femmine!
Daniela e il suo miele
“È stata una scelta di cuore”, dichiara felice Daniela Silvi che ha scelto di portare avanti la tradizione di famiglia e fare il miele a Palazzo, uno dei nove castelli d’Arcevia, dove l’aria è buona, la vita è sana e i sapori sono autentici.
Dapprima era una pratica svolta soltanto a livello amatoriale “Facevamo il miele a mano utilizzando la centrifuga in legno“, dice Daniela che dopo mille passaggi burocratici ha realizzato un laboratorio a norma, mettendo a regime la produzione di miele d’acacia e millefiori.
“Io ho sempre fatto altri lavori, ma non ho mai abbandonato questa passione che mantiene vivo il mio amore per la vita di campagna. Da qui non mi sposterò mai”, commenta Daniela dicendo che insegnerà alle sue figlie e alle generazioni future come ottenere dalle operose api questo alimento ricco e genuino.
Le protagoniste di questo articolo sono state intervistate telefonicamente . Si ringrazia Gianni Tenti per la pazienza, la passione, la saggezza e per aver suggerito il tema dell’articolo.
Info utili
- Scopri Arcevia sul sito del ufficiale del turismo
- Progetto HISTCAPE (Historic Assets and Related Landscapes) per la valorizzazione delle memorie del territorio.
Grazie per questo articolo meraviglioso.
Ritorneremo a casa nostra mezzo settembre ad Arcevia.
Salutiamo tutti che hanno scritto questa storia.
A presto ….