Conosci la maschere tradizionali delle Marche?
Le maschere che caratterizzano la tradizione italiana le conosciamo un po’ tutti: Arlecchino in Veneto, Pulcinella in Campania, il Dott. Balanzone in Emilia e così via… E nelle Marche? Conosci la maschere tradizionali della nostra regione? Eppure ce ne sono di tipiche, quasi per ogni provincia a partire da:
Il Rabachen e la Cagnera di Pesaro
Il Rabachen (“baccano“) e la sua compagna Cagnera (“lite“) sono le maschere del carnevale di Pesaro fin dal 1874. Lui indossa un alto cilindro e un paltò pesante a coda di rondine in panno rosso vivo, l’altra ha una veletta che copre interamente il viso e nastri che decorano il vestito.
Come nell’ Ottocento, Rabachén apre le sfilate di carnevale ritto su un carro allegorico o su un calesse trainato cavalli e, al contrario di tutte le maschere della commedia dell’arte, parte “dall’alto” perché è un “Principe incontentabile, il Principe del buonumore”.
Cagnèra sua moglie, possiede un nome tipico del vernacolo cittadino, ha significati che si avvicinano a quelli del suo consorte e si può tradurre con “bisticcio, litigio”. La signora Cagnèra è una figura non molto alta di statura e possiamo immaginarla anche alquanto robustina di fisico. Indossa un’ampia gonna di panno rosso adornata di nastri e porta solitamente una borsetta e un cestino di paglia con fiori.
El Vulon di Fano
A Fano invece, una delle città simbolo del Carnevale marchigiano con il Carnevale più antico e dolce d’Italia, figura centrale è “El Vulon” con la leggenda della nascita della sua maschera che narra che Napoleone Bonaparte, nel periodo in cui imperversava nella nostra Penisola, era solito promulgare le sue leggi con degli editti letti in Piazza che iniziavano con “Nous Voulons’.
E così i fanesi iniziarono ad appellare i ‘comandoni’, i gradassi, i vanitosi e tutti quelli con il complesso di superiorità come ‘Vulon’, una sorta di menestrello spavaldo, rutilante e buffone, metà Don Rodrigo e metà Barone di Munchhausen.
Fu il poliedrico artista Melchiorre Fucci, che nel 1951 dipinse ‘El Vulon’ e lo immaginò così: un uomo prestante, con un alto cilindro, il monocolo, i baffoni, il pizzetto, il farsetto bianco e rosso, una mantellina corta, i calzoni a paggetto, la calzamaglia, uno stivale con sperone e un gambale di bronzo etrusco, nonché uno spadone alla cintura e un mandolino in mano.
La leggenda vuole che la fantasia dell’artista sia stata solleticata anche dalla scoperta di un antico documento in volgare del ‘600, avvenuta proprio nel 1951, dove il cronista dell’epoca narra di un bizzarro personaggio armato di doga, corazza d’acciaio, schinieri, cosciali etruschi e una mandola greca all’omero, che proprio nei giorni di carnevale era entrato in porto con una nave, reduce da misteriosi viaggi in Oriente.
Accerchiato dalla folla, l’ignoto forestiero aveva scaricato con frenesia bauli sovraccarichi di argento, oro, preziose mercanzie, variopinti confetti e gustose leccornie. La folla meravigliata da cotanta abbondanza gli chiese: “Lo tuo nome!” e quello rispose: “Niun mai lo seppe, ma poiché m’avete fatto vostro, ecco, Volone mi chiamo!”. E la folla in coro gridò: “Viva Vulon!”
Mosciolino, Papagnoco e Burlandoto di Ancona
Invece Ancona ha come rappresentanti ben tre personaggi: Mosciolino, Papagnoco e Burlandoto.
Papagnoco e Burlandoto sono maschere nate nell’Ottocento dai burattini, che erano protagonisti di spettacoli dati in piccoli teatrini ambulanti.
Papagnoco, era un contadino fustigatore dei liberi costumi cittadini, e di Burlandoto, guardia daziaria e dunque controllore delle merci che i contadini portavano in città.
Di tradizione più recente invece Mosciolino, è la maschera del carnevale anconetano (Carnevaló). Prende nome dal “mosciolo“, nome locale del mitilo, la cozza.Era un ragazzo senza famiglia ed era chiamato così perché lo si vedeva sempre nei pressi del mare, sugli scogli della spiaggia del Passetto e perché spesso si sfamava con i moscioli. Si dice sia diventato una maschera, perché seguendo uno dei carri del Carnevalò, fu scambiato per una delle maschere, e fu imitato.
Mengone di Fermo
Maschera del Fermano è invece Mengone Torcicolli che comparve fra il 1816-1859 e l’ideatore fu Andrea Longino Cardinali.
Il nome Mengone è la storpiatura di Domenicone, e il suo aspetto è abbastanza particolare: testa grossa, brutto, sbarbato, dalle folte ciglia setolose, con un nasone adunco, gli zigomi sporgenti, le orecchie ad ansa e occhiacci tondi allucinati.
Vestito come un contadino dell’epoca porta un’ampia camicia, il corpetto rosso fiammante con bottoni di metallo, la giubba di panno scuro, calzoni corti, le scarpe nere con grosse fibbie. Anche il carattere di Mengone è particolare: semplice e bonaccione ma anche furbo e schietto.
Lu Guazzarò di Offida
Lu guazzaró è invece la maschera che si indossa durante il carnevale di Offida, derivata dall’abito da lavoro che i contadini usavano per svinare e pulire le botti. Il martedì grasso, le persone sciamano per le strade di Offida, con indosso il tipico “Lu guazzarò” (saio di tela bianca con fazzoletto rosso al collo), per inondare la piazza e scorrazzare per le strade tra urla, danze, scherzi di ogni sorta e lanci di coriandoli.
L’apice del Carnevale offidano è “Lu bov fint” quando una sagoma di bue-fantoccio corre per i vicoli di Offida il venerdì successivo al giovedì grasso, guidata dai “guazzarò”. Questo evento anticipa il momento finale del carnevale, il martedì grasso, che prevede la processione dei Vlurd: lunghi fasci di canne infuocati portati da uomini e donne mascherati lungo le vie del paese e gettati in piazza per il falò finale che apre la Quaresima.
Lu sfrigne di Ascoli Piceno
Maschera del Carnevale di Ascoli Piceno è Lu Sfrigne, pezzente che si ripara con un ombrello da cui pendono aringhe. Ad Ascoli, il carnevale trova nel suo spirito giocoso la particolarità di coinvolgere tutti i presenti, sia mascherati o sia semplici spettatori.
La città si popola di gruppi mascherati e di tante maschere singole, comunemente dette macchiette, che, con pochi mezzi e tanta inventiva, riescono a far vivere con ironia, arguzia e sagacia l’anima e l’essenza surreale della manifestazione, coinvolgendo nelle loro storie e nelle loro rappresentazioni anche i presenti che diventano parte integrante della loro mascherata.
Lu Zanne di Pozza e Umito
Un altro carnevale storico del Piceno è quello di Acquasanta Terme dove si può assistere alla sfilata in maschera degli abitanti della valle del Garrafo, gli Zanni, animata da musiche di carattere popolare. Gli Zanni indossano una maschera ricchissima e caratteristica che non ha uguali in tutta l’Italia centrale. “Lu Zanne” è un coloratissimo abito di origini longobarde, importato dai maestri scalpellini lombardi che, nel Cinquecento, giunsero in questa zona per eseguire lavori di riquadratura in pietra e marmo.
E tu ne conosci altre di maschere tipiche delle Marche?