Oggi vi prendo per mano e vi accompagno in un mondo colorato fatto di forme leggere, segni graffianti, piccoli ma potenti quadri che evocano profezie e antichi misteri. Siete pronti? Stiamo per conoscere insieme uno degli artisti che hanno segnato il Novecento: Osvaldo Licini e il paese che lo ha visto nascere, Monte Vidon Corrado in provincia di Fermo.
Era un angelo ribelle per citare il titolo di una sua famosa opera, solitario e taciturno, che dopo aver conosciuto e vissuto nelle grandi capitali d’Europa, ha deciso di ritornare a vivere nelle Marche a Monte Vidon Corrado: un rifugio sicuro dove trarre ispirazione e lasciarsi andare. Vi chiederete perché Licini abbia sentito così forte l’impulso di ritornare nella terra d’origine, ve lo spiego subito! Da sempre la creatività e il legame viscerale con il contesto esistenziale sono fondamentali per la produzione di un artista, per la sua ispirazione, ed è stato così anche per Licini, ammaliato dal dolce paesaggio collinare che si incontra all’orizzonte con il cielo, mescolando colori e sfumature che gli occhi non scordano facilmente.
La stessa intensità di tonalità del paesaggio fermano si ritrova nell’impeto del gesto e nella vivacità dei colori dell’artista che proprio nel suo paese ha lasciato qualcosa di visibile e tangibile della sua vita condotta qui.
Casa-Museo di Osvaldo Licini
A partire dalla dimora padronale settecentesca, recentemente restaurata e riaperta al pubblico, si inizia un viaggio tra arte, storia e aneddoti di un paese che ha amato tanto questo artista ed ha saputo mantenere vivo il suo ricordo. Ma lo sapevate che nella casa-museo ci sono ancora i suoi abiti appesi all’armadio e la tavolozza piena di colori?
Si respira un’aria densa di ricordi e non può sfuggire tra le tante stanze, la più piccola: la cantina, dove si dice che l’artista, convinto attivista, teneva le sue riunioni politiche.
Salire le scale di questa casa è come avvicinarsi sempre di più al cielo, in tutti i sensi: basta alzare lo sguardo verso il soffitto per accorgersi dell’opera di Licini, realizzata agli inizi degli anni Quaranta, e per essere trasportarti in una sorta di viaggio astrale, tra l’azzurro e il grigio dei segni incisi nello spazio. Una profonda quiete avvolge la casa e mentre ci si perde tra le stanze, si rimane sorpresi dal richiamo delle assolate colline fermane che fanno capolino dalle tante finestre.
Centro Studi Osvaldo Licini
A pochi passi da questa dimora c’è il quartier generale della creatività contemporanea: il Centro Studi Osvaldo Licini che conserva documenti, scritti e opere, una mostra permanente ed è sede di tante esposizioni temporanee che mantengono vivo l’interesse per l’arte nei turisti e negli abitanti del paese.
Trovarsi a Monte Vidon Corrado significa compiere un viaggio nell’arte, nel tempo e nello spazio sospesi tra i colori di una tavolozza d’artista amalgamati ai profili sinuosi di un paesaggio che è stato una fonte inesauribile di ispirazione per il lavoro creativo di Licini. Perché non provate anche voi a farvi incantare da questo luogo sospeso tra natura e arte? Vi consigliamo di guardare anche solo per un giorno, con gli occhi di un artista, questo borgo del fermano scoprendone i vicoli, le piazze e il panorama collinare che si scopre pian piano.
Info utili
- Visita il sito ufficiale del Centro Studi Osvaldo Licini
- Scopri la Casa Museo e le sue opere sul sito di Marche Musei
- Per scoprire cosa vedere a Monte Vidon Corrado, visita il sito del Comune
Ho ammirato alcune foto
della dimora dell’Artista
Osvaldo Licini che , a mio parere, ” scopri’ ” lo
Spazio ben prima di Lucio Fontana , con figure e colori che andavano ben oltre la tela , definendo così l’opera cosmica che si riconosce nelle Amalasunte e negli Angeli Ribelli , composizioni ” non limitative ” , espressioni
di un surrealismo intimo
ed autonomo .
In tale contesto e’ ben chiaro che la casa dell’Artista , il luogo piu’
raccolto in cui ognuno si
ritrova , non poteva
” sfuggire” alla logica
di Licini ; mi ha emozionato la ” convivenza ” e ” l’alternanza” fra’ il mondo naturale in cui venne edificata e dunque le origini dell’uomo Licini e quella
parte ” nordica ” , certo
ispirata dalla consorte
svedese , ma , a mio parere , anche dalla istintiva esigenza dell’Artista , che osserva
in quella freddezza una
via di fuga da una realtà
troppi limitativa che
di conseguenza influiva
nell’Arte , troppo ” contenuta” in schemi
sordi al ” nuovo” che si
era già profilato altrove.
Vorrei ultimare con una
nota sull’universo compositivo di Osvaldo Licini in cui il figurativo,
con contenuti talvolta ”
minimalisti ” dotati di sintesi già anticipava
la successiva ” esplosione ” astrattista “, laddove il termine ”
astrattista ” e’ senza dubbio limitativo per uno
spirito libero e sensibile
come e’ stato Licini.