Nella magnifica città di Loreto, culla della spiritualità marchigiana, l’arte è di casa e qui avrà luogo una grande mostra sull’arte dal Quattrocento al Settecento inserita nella serie di eventi legati a Mostrare le Marche.
Dal 7 ottobre 2017 all’8 aprile 2018, presso il Museo-Antico Tesoro della Santa Casa avrete la possibilità di visitare una mostra unica “L’arte che salva. Immagini della predicazione tra Quattrocento e Settecento. Crivelli, Lotto, Guercino”, a cura di Francesca Coltrinari e Giuseppe Capriotti dell’Università di Macerata.
Questa mostra apre il ciclo di eventi “Mostrare le Marche”, il progetto biennale della Regione Marche che prevede nel 2017 le mostre a Loreto, Macerata e Ascoli Piceno, mentre nel 2018, le tre rassegne espositive di Fermo, Fabriano e Matelica. Sei eventi d’arte che arricchiranno gli occhi e la mente, con l’obiettivo di valorizzare il patrimonio culturale delle aree colpite dal sisma.
La promozione del territorio e della sua identità avviene, in questo caso, attraverso le attività espositive realizzate utilizzando opere d’arte provenienti dai musei e dalle collezioni pubbliche ed ecclesiastiche interessate dall’ultimo terremoto, e messe in sicurezza presso i depositi attrezzati del MIBACT.
Prima di tuffarvi nel mondo dell’arte e scoprire più da vicino i capolavori che compongono la prima esposizione in programma, vi consigliamo di scaricare la brochure Mostrare le Marche riguardante le mostre di Loreto, Macerata e Ascoli Piceno con sconti e informazioni utili.
La mostra
Oltre quaranta oggetti compongono il percorso espositivo fra dipinti, sculture, incisioni, manoscritti e volumi, con un nucleo significativo di opere salvate dal terremoto del centro Italia, racchiuse nel contenitore di grande interesse storico, artistico e religioso della mostra.
Il tema principale è quello della predicazione, un fenomeno che ha caratterizzato in profondità la cultura non solo europea, presentato da molteplici punti di vista: dalle figure dei predicatori dei grandi ordini religiosi, francescani, domenicani, agostiniani e gesuiti, alle devozioni da loro promosse con le relative immagini, spesso opera di grandi artisti quali Crivelli, Lotto, Muziano, Guercino; dall’effetto della predicazione sui fedeli, attraverso il caso emblematico di santa Camilla Battista da Varano, al rapporto con altre fedi religiose e fino alla spinta missionaria mondiale dei predicatori della Compagnia di Gesù.
Il percorso espositivo
La mostra è suddivisa in un percorso suggestivo e narrativo comprendente otto sezioni e si snoda tra dipinti di artisti più o meno noti, quali ad esempio, il San Nicola da Tolentino del Guercino, il Battesimo di Cristo e Cristo e Cristo e l’Adultera di Lorenzo Lotto, insieme a preziosi manoscritti, libri e altri oggetti artistici, per raccontare l’origine e gli sviluppi della pratica predicatoria, l’uso e il significato delle immagini collegate alla predicazione, l’effetto che le prediche producevano sugli ascoltatori.
Nella prima sezione si trovano i modelli biblici del predicatore, con i punti di riferimento iconografici presi dalla Bibbia e dal Vangelo: i profeti, San Giovanni Battista, Gesù e gli Apostoli. In questa sezione, fra le altre, sono visibili le tele di Girolamo Muziano e l’arazzo fiammingo con La predica di san Paolo agli ateniesi (1620-1624ca.), derivato da una composizione di Raffaello.
Nella seconda sezione, i predicatori dell’Osservanza francescana si incontrano i più grandi predicatori del XV secolo, i frati francescani osservanti Bernardino da Siena, Giacomo della Marca e altri, figure carismatiche capaci di trascinare le folle con la loro oratoria, inventori di immagini per promuovere devozioni, culti o anche istituzioni laiche, come i monti di pietà. La terza sezione, è dedicata all’effetto delle prediche sull’animo umano.
Tra dipinti e oggetti sacri, si racconta la storia di una grande ascoltatrice di prediche, mistica, scrittrice e guida religiosa, la suora clarissa Battista da Varano (1458-1524), figlia del duca di Camerino, santificata nel 2010. Gli oggetti esposti, quasi tutti appartenuti alla santa, provengono dal convento di Santa Chiara a Camerino, fortemente danneggiato dal terremoto.
La quarta sezione è dedicata ai soggetti iconografici diffusi dall’ordine agostiniano, particolarmente legato alle Marche in quanto il primo santo dell’ordine è San Nicola da Tolentino (canonizzato nel 1446), presente in un capolavoro di Guercino, si viene a contatto soprattutto con la curiosa iconografia della Madonna del Soccorso, dove la Vergine Maria scaccia a bastonate il diavolo venuto a rapire un bambino, svelando il significato religioso e sociale dell’immagine. La quinta sezione è dedicata alla predicazione domenicana e al confronto con i francescani.
Grazie al percorso espositivo, vengono messi a confronto due soggetti iconografici: il Rosario e l’Immacolata. Il primo diffuso soprattutto dopo la battaglia di Lepanto (1571), vinta dai cristiani contro i Turchi e attribuita proprio alla Madonna del Rosario e il secondo, ovvero, l’Immacolata Concezione della Vergine, al centro per secoli di scontri fra i vari ordini religiosi, fino alla proclamazione del dogma nel 1854.
La sesta sezione, intitolata La Predicazione e la conversione presenta le immagini della conversione di San Paolo, dell’ebreo Giuda divenuto San Ciriaco e dell’Adultera perdonata da Cristo, che fornivano agli “infedeli” (ebrei e turchi) e ai peccatori modelli di cambiamento e redenzione.
La settima sezione, la Missione predicatrice di don Felice Silvestrini da Petriolo (1711-1779) fa conoscere questa figura di umile sacerdote e missionario che fu educatore, predicatore e committente d’arte nelle Marche alla vigilia dell’Illuminismo. L’ottava e ultima sezione (I predicatori, Loreto e il mondo: il trionfo dei gesuiti) rappresenta l’apertura all’Oriente, cristianizzato nel ‘500 dai missionari della Compagnia di Gesù, molti dei quali, come San Francesco Saverio e il maceratese padre Matteo Ricci, primi evangelizzatori rispettivamente del Giappone e della Cina, passati per Loreto.
Qui vengono esposte vere rarità, come il ritratto di Matteo Ricci vestito da letterato Ming dei Musei di Macerata e un prezioso leggio laccato con intarsi di madreperla che si ritiene sia un dono alla Santa Casa di Loreto dei primi ambasciatori giapponesi giunti in Europa nel 1585.
Questa mostra, dedicata ad un tema così travolgente e emotivamente molto profondo, è un viaggio nell’iconografia sacra che ci permettere di conoscere attraverso meravigliose opere d’arte, uno spaccato della storia del Cristianesimo ed apre la strada alle altre sensazionali esposizioni che fanno parte del progetto “Mostrare le Marche”.
Partendo da Loreto, la seconda tappa è prevista a Palazzo Buonaccorsi di Macerata con la mostra Capriccio e natura nel secondo Cinquecento. Percorsi d’arte e di rinascita nelle Marche, da dicembre 2017 a maggio 2018. Si prosegue con la mostra Cola dell’Amatrice pittore eccentrico tra Pinturicchio e Raffaello ad Ascoli Piceno, presso la Pinacoteca Civica e Sala Cola dell’Amatrice. A marzo, mese che dà il benvenuto alla primavera, le mostre previste sono tre:
Rinascimento a Fermo. Pittori tra Adriatico e Appennino dal tardogotico a Carlo Crivelli presso la Chiesa di San Filippo, fino a dicembre 2018;
a Fabriano, presso l’Oratorio San Giovanni da non perdere l’esposizione Orazio Gentileschi caravaggesco errante nelle Marche, fino a settembre 2018;
infine, Matelica, sempre da marzo a settembre 2018 ospita Il romanico nelle Marche con i percorsi delle abbazie (Valle del Chienti – Valle del Potenza). Sei mostre incentrate sul bello e sulla valorizzazione del patrimonio storico- artistico, per promuovere l’identità unica di un territorio ferito del sisma che ha saputo reagire trovando nella cultura la speranza di rinascita.
Info utili
- Scopri di più sulle prime tre mostre a Loreto, Macerata e Ascoli Piceno, clicca qui
- Scopri Loreto nel nostro post blog
- Visita il sito ufficiale del Turismo
Siamo arrivati al museo alle 17 e 27 dopo una corsa folle in auto per arrivare prima della chiusura delle 18.
Dopo 2 ripidissime e faticose rampe di scale, l’addetta al ricevimento ci comunicava che era già chiuso (!!!). La scusa addotta era che se non si arrivava con largo anticipo non si avrebbe avuto il tempo di visitare tutto il museo : ma noi avremmo voluto visitare solo i 7/10 quadri del Lotto,Guercino,Crivelli e non il resto del museo (presumendo che contenga solo reperti religiosi). 30 minuti ci sarebbero stati ampiamente sufficienti !
E’ una vergogna !
Povera Italia ! Non ci lamentiamo se poi ci prendono in giro in tutto il mondo per la sciatteria e la cattiva organizzazione e professionalità!
Ci sono stato dei turisti venuti dalla Svezia o dal Giappone per vedere un museo che poi magari hanno trovato chiuso per assemblea sindacale o per motivi assurdi come quello a me prospettato !
Ci dispiace del disguido, ma non è una questione del museo specifico, bensì in generale una prassi che esiste praticamente in tutto il mondo. L’ingresso viene regolato in base all’orario di chiusura, tenuto conto del tempo medio di visita.
È successa la stessa identica cosa anche a me qualche anno fa e proprio a Loreto nello stesso museo…