Per il nostro consueto appuntamento con la rubrica Raccontaci le Marche, lasciamo carta bianca a Nicola Pezzotta, fondatore del blog Con in faccia un po’ di sole che ci condurrà alla scoperta della Gola del Furlo. Buona lettura!
Non vorremmo essere in ogni giorno della nostra vita liberi, leggeri, spensierati? Viaggiare, camminare senza una meta precisa? Siamo realisti, è impossibile, lo so anch’io. Ma provare ogni giorno nell’impresa di farlo non è assolutamente un tentativo vano. Così, mentre scoprivo, meravigliandomi, il mondo che mi circondava, mi è venuta l’idea di aprire un blog, e di scrivere di quei posti che andavo conoscendo ogni giorno. Progressivamente la “famiglia” di “Con in faccia un po’ di sole” si è allargata e ora contano 6 elementi compreso me: Nicola (itinerari a piedi e in bici, storia e natura locale), Simona (enogastronomia, tradizioni locali), Alessandra (sezione inglese), Fabiola (arte e storia locale), Luca (alimenti e storia locale) e Lucia (giornalista e inviata speciale).
Ora, dopo essermi presentato e avervi fatto conoscere la nostra realtà, siamo pronti ad entrare nel clou dell’articolo. Oggi ho pensato infatti di proporvi un’escursione all’interno della Riserva Naturale Statale della Gola del Furlo.
Se percorrete le Marche dalla costa verso l’entroterra passerete dal mare, alle dolci colline, fino ad arrivare alle montagne. “Beh” direte “che c’è di strano?” Di strano c’è che in tutta la zona centro-nord, dopo aver superato queste montagne, passando attraverso profonde e incantevoli gole, ci si ritrova di nuovo in un’ampia zona depressa detta sinclinorio camerte. Proseguendo ancora arriveremo alla vera catena appenninica: la dorsale Umbro-Marchigiana. In pratica ci sono due catene montuose che scendono verso sud, parallelamente alla costa: la dorsale appena citata e la dorsale Marchigiana. Queste, proseguendo ancora in direzione sud, si avvicinano sempre di più fino a riunirsi proprio nella catena dei Monti Sibillini.
La particolarità della dorsale Marchigiana è che, da nord a sud, è attraversata da fiumi, spesso ancora a carattere torrentizio, che hanno scavato profonde “ferite” tra le montagne: sono le tipiche gole calcaree, in grado di meravigliare chiunque per la peculiare verticalità delle loro pareti o per la quasi inaccessibilità della forra. Una delle più accessibili, ma anche più spettacolari, è la Gola del Furlo, nei pressi di Acqualagna e Fossombrone, in Provincia di Pesaro Urbino.
Vorrei presentarvi un tipo di itinerario che, in una sola giornata, vi farà immergere totalmente in tutti quanti i diversi ambienti presenti all’interno di questa magnifica zona. Le gole rupestri, infatti, sono delle aree ricche di biodiversità, proprio per il differenziarsi di ambienti molto diversi tra loro: dai freddi boschi esposti a nord, alle soleggiate praterie sommitali; dall’ambiente umido fluviale alle aride pareti rocciose, tutto in uno spazio ridottissimo. Proprio per proteggere questo caleidoscopio di ambienti, nel 2001, è stata istituita la Riserva Naturale Statale.
Quella che vi descrivo oggi non è una semplice passeggiata e quindi è consigliabile avere un po’ di allenamento nelle gambe. Ma sono sempre più convinto che, come in tutte le cose della vita, l’elemento più importante, ancora più dell’allenamento, sia più la voglia, la volontà di fare una cosa o di raggiungere un obiettivo.
Il luogo di partenza è il Passo del Furlo, poco prima del cartello, che potrete raggiungere dopo aver superato l’abitato di Villa del Furlo se venite da est, dove avrete anche la possibilità di parcheggiare agevolmente la macchina.
Qui, alla vostra destra, ha inizio il sentiero 449 che risale, con diversi tornanti, il fosso del Rì fino al panoramicissimo “balcone” sulla gola. Lungo il percorso, tra le cascatelle del torrente, attraverserete una bellissima lecceta costellata da una eccezionale fioritura di ciclamini (se la stagione è quella adatta). Dopo al massimo un paio d’ore, arrivati alla fine della salita, il bosco si aprirà davanti a voi perché sarete arrivati proprio al bordo della parete rocciosa. Da qui potrete godere dell’intero paesaggio e, senza mettere a repentaglio la vostra vita grazie alla presenza di una notevole barriera protettiva, potrete osservare tutti d’un fiato i 500 metri di strapiombo che avete appena risalito agevolmente. Sulla parete calcarea che avrete di fronte, quella del Monte Paganuccio, nidifica da molti anni ormai, una bellissima coppia di Aquile reali. Questo è il punto di osservazione ideale per ammirare questi bellissimi rapaci, e infatti se farete attenzione, potrete notare delle telecamere fisse puntate proprio sulla parete di fronte, utilizzate per monitorare questa specie protetta e a rischio estinzione. Le aquile reali sono maestose: se siete fortunati potrete riuscire anche a vederle volare sopra le vostre teste! Portatevi dietro un binocolo, ne varrà la pena.
In queste aspre e verticali pareti calcaree crescono anche diverse piante rare che riescono a sopravvivere in condizioni di quasi assenza totale di suolo grazie alla loro capacità di insinuare le radici nelle fratture della roccia. Sto parlando di endemismi dell’Appennino come la Campanula di Tanfani, la Gramigna pelosa o la Sassifraga australe. Ma la più importante è la Moehringia vescicolosa: questa specie la si rinviene solo qui e alle Gole della Rossa e di Frasassi e in nessun altra parte del mondo!
Proseguendo il sentiero che costeggia la parete, sempre protetto, si arriva al Rifugio del Furlo, che troverete, probabilmente, chiuso. D’ora in poi, fino alle praterie sommitali del Monte Pietralata, attraverserete degli imponenti boschi di Pino nero, introdotti dalla Forestale nei primi anni del XX secolo per il rimboschimento dell’area. Dal Rifugio, risalite il sentiero 440B che passa proprio sopra di esso e corre, inizialmente, parallelo, ma più in alto, di quello appena percorso. Lungo questo stradello, se siete fortunati, potrete rinvenire delle Ammoniti fossili risalenti anche ad addirittura 200 milioni di anni fa. La Gola del Furlo, infatti, risulta essere uno dei giacimenti di Ammoniti più ricchi e famosi d’Europa. Il sito è talmente importante che questo luogo ha dato il nome anche ad alcuni generi e specie di Ammonite come i Furloceras o i Furlites.
Dopo aver percorso lentamente questa parte, sperando di scovare qualche fossile tra i detriti, poco prima di una svolta a sinistra del sentiero che risale un piccolo pendio, si arriva ad un altro punto panoramico. Questa volta dovrete stare particolarmente attenti a non sporgervi troppo perché non c’è alcuna protezione. Qui noterete spuntare dalle rocce numerose barre di ferro arrugginito. Come mai? Se ci fate caso alcune pietre sembreranno anche disposte in modo non casuale, quasi come se fossero incolonnate tra di loro. No, non vi state sbagliando: questa è opera dell’uomo. State calpestando quello che un tempo era il profilo di Mussolini.
Negli anni ‘20 Mussolini, quando partiva da Roma, dove governava lo Stato, per tornare a Predappio, sua città natale, seguiva il tracciato della via Flaminia e quindi attraversava proprio la Gola del Furlo. Spesso si fermava a mangiare e pernottare nell’albergo del paesino Furlo poco prima della Gola (ci passerete alla fine della discesa). Si raccontano molti aneddoti al riguardo, e per approfondire l’argomento vi rimando all’articolo che avevo già presente nel mio blog: Gola del Furlo/3 – Mussolini e il suo profilo. Tornando alla storia, il passaggio di Mussolini da queste parti portò un certo benessere, sia per le folle di curiosi che accorrevano qui con la speranza di poterlo incontrare e conoscere, sia per le opere che il Duce stesso realizzò nel paese. Per ringraziarlo di tutto questo, la Milizia Nazionale Forestale, nel 1936, realizzò, sul Monte Pietralata, il Profilo del Duce, modificando pesantemente la conformazione originaria delle pendici della montagna. Alla fine della guerra si decise di smantellare quella bruttura e utilizzare il materiale di risulta per riscostruire la strada che conduceva alle cave, dato il bisogno impellente di materiale da costruzione dell’Italia post-bellica.
Ripartiti da questo sito, seguirete ora il sentiero 440, poi il 441B, e infine il 441, ritrovandovi in vetta, all’altezza di 888 metri s.l.m., sulle praterie sommitali del Monte Pietralata. Qui spesso si possono incontrare delle mandrie di cavalli che scorrazzano e si rincorrono, rendendo l’ambiente ancora più “selvaggio”.
Da qui in poi inizia la discesa, lungo il sentiero 446, che tocca anche i ruderi della case di Spelonca Alta. Continuando ancora la discesa arriverete proprio all’abitato del Furlo, dove potrete usufruire del bar/ristorante di cui accennavo prima. Visitandolo vi accorgerete anche voi che qui aleggia ancora una certa nostalgia dei tempi che furono e del ventennio fascista: segno inequivocabile sono i quadri e i souvenir che si possono acquistare.
La parte più difficile dell’escursione è praticamente giunta al termine. Ora non rimane che percorrere la strada asfaltata all’interno della gola, corredata di un’agevole pista pedonale e ciclabile, fino al parcheggio delle macchine. Ma la parte forse più affascinante è proprio questa, e lasciarla alla fine non è stato un caso ma una scelta. In questo modo infatti potrete rilassarvi camminando essenzialmente in pianura, all’ombra, con il fluire del fiume alla vostra destra e ammirare le pareti calcare che incombono su di voi.
Questa strada che ora state percorrendo non è altro che l’antica via Flaminia voluta dal console omonimo già nel 220 a.C.; dovendo trovare un percorso naturale per attraversare le montagne ed arrivare alla costa adriatica nei pressi di Fano, i Romani scelsero tra le altre questa gola, ma per superare la parte più stretta dovettero letteralmente scavare a colpi di scalpello un foro nella roccia. Prima sotto le direttive del console Flaminio nel 220 a.C. e sotto quelle di Tito Vespasiano nel 76 d.C. Il nome Furlo deriva proprio da “forulus”, l’epiteto che si usava nel Medioevo per la località oggi chiamata Traforo di Vespasiano. Quando passerete all’interno di questa galleria immaginatevi il gran lavoro che ci volle per realizzarla. Guardate con quale perizia fu incisa la dura pietra calcarea: martello e scalpello erano gli unici arnesi che avevano a disposizione, anche se le leggende dicono che utilizzarono anche dell’aceto per ammorbidire la roccia (per saperne di più potete leggere l’articolo nel mio blog: Gola del Furlo/2 – Qui, dove è passata la storia). All’uscita della galleria, sulla destra, incontrerete la Chiesetta di Santa Maria delle Grazie costruita intorno al 1400 sulle rovine di un fabbricato preesistente (la chiesa dovrebbe essere aperta alle visite dal 1° al 15 agosto –lunedì escluso- e il 22 e 23 agosto, dalle 11,30 alle 17).
Poco prima di arrivare alle auto, un’ultima meraviglia: la Diga del Furlo. Costruita negli anni ’20, fu una delle prime dighe della Regione Marche e forma il bellissimo e particolarissimo lago omonimo bloccando le acque del fiume Candigliano. Oggi, proprio per la presenza del lago formatosi a monte della Diga, la Gola non incute la stessa paura che dava agli antichi romani. In tempi remoti, però, a posto del lago c’erano ancora parecchi metri di gola profonda e infida ed è chiaro che passare su quella strada suscitava timore, come riportano anche alcuni scritti del medioevo.
Appena superato il lago vi accorgerete di essere arrivati alle auto, stanchi sì, ma sicuramente appagati!
Se, come mi auguro, vi ho incuriosito almeno un po’, non vi resta che partire ed andare a conoscere con i vostri occhi la Riserva Naturale Statale della Gola del Furlo e goderne tutta la pace e la tranquillità. Perché le sorprese non finiscono qui, c’è molto altro da vedere e scoprire. Allora, buon viaggio a tutti voi!
E nell’attesa di pianificare la vostra visita alla Gola del Furlo, vi regaliamo queste splendide immagini realizzate e scelte per voi da Nicola Pezzotta.
Info utili
- Leggi il blog Con in faccia un po’ di sole
- Scopri la Riserva Naturale del Furlo
- Consulta il sito ufficiale del turismo per conoscere i parchi naturali, le riserve e le aree protette delle Marche sul sito del turismo
- Scarica l’App Parchi e Natura attiva
P.S.: A causa di una frana lungo la strada Flaminia, il tratto all’interno della Gola è attualmente chiuso al traffico; i pedoni e le biciclette possono transitare.
Possibilità di utilizzare il vostro articolo da mettere nel sito e su un paio di riviste cicloturistica, sto realizzando o perlomeno cerco di realizzare un progetto completo sul territorio del Furlo
Ciao Loris,
scrivici all’indirizoz e-mail: socialmediateammarche@gmail.com
Potrei sapere quanto dura il percorso da voi Indicato?
Ti consigliamo di contattare direttamente Con in faccia un po’ di sole. Ciao.
salve, vorrei sapere più o meno la durata del percorso…graazie
Ciao volevo chiederti avete parcheggiato alla diga o al parcheggio piú a sud “la golena” e quanti km e tempo è durato il vostro sentiero? Grazie