Correndo e mirando, tra il Conero e Offagna

Correre è un po’ come volare, i piedi per qualche infinitesimo decimo di secondo sono magicamente sospesi nel vuoto. Una magia che cresce se si corre in un luogo speciale come il Monte Conero. Un monte che non è un monte, perché non arriva a seicento metri di altezza, ma che con i suoi 572 metri spicca su tutto, apparendo vertiginoso e maestoso. E grazie ai suoi sentieri a strapiombo sul mare azzurrissimo, contornato da spiagge candide come neve, quando si corre l’impressione è proprio quella di fluttuare nel blu.

Un paradiso per gli appassionati di trail-running, ma anche per gli amanti del trekking, e della natura in generale.

Così il mio weekend alla scoperta delle Marche inizia da qui, in questo eden verde, e prosegue con la visita a uno dei borghi più belli d’Italia: Offagna, a una ventina di chilometri da Ancona. Per un fine settimana all’insegna dello sport, della natura, e della storia.

Partenza!

La sveglia è all’alba, ma ancora prima dello squillo, un gallo nella campagna circostante mi ricorda che è ora di aprire gli occhi, mentre un sole timido fatica a farsi strada nel soffice strato lattiginoso appiccicato al mare. Aspetto pazientemente alla finestra che la palla rosa buchi la coltre violacea. E finalmente ce la fa!  Che meraviglia, anche se è il sole è già un tantino alto brilla sull’acqua.

Perché da queste parti si può vedere il sole sorgere dal mare (come in tutta la costa adriatica italiana), ma anche tramontare. Ancona e dintorni, infatti, sono uno dei pochi luoghi al mondo che offrono questa duplice possibilità, e io non voglio certo perdermi questo primo spettacolo mattutino.  

Di corsa alla scoperta del Monte Conero

Studio la mappa dei sentieri, un reticolo di 18 percorsi che attraversano tutti gli ambienti all’interno dell’area protetta del parco. E dovendo attraversare l’intero Monte opto per il numero 301 che prevede la Traversata integrale del Conero, ma anche il 305 che permette di percorrere un anello di 14 chilometri, che si congiungerà al punto di partenza, facendomi ammirare a 360 gradi il luogo.

Parto dall’abitato di Poggio (Case Sant’Antonio), una frazione del comune di Ancona, dove lascio l’auto e mi dirigo verso l’Osteria del Poggio, da cui parte il sentiero che porta a Pian Grande.

È importante sapere che il territorio è di proprietà privata, e l’ente parco sovraintende alla gestione dell’area. Cinque – sei famiglie, mi spiega la guida, hanno la proprietà del Monte Conero, ad eccezione delle zone militari che sono del demanio e di un piccolo arboreto di due ettari che possiede il parco.  

Il bosco è fitto e verdissimo, ed è opera del rimboschimento avvenuto negli anni trenta per mano dei forestali, per arrestare i gravi fenomeni erosivi ed evitare così danni ancora maggiori all’ambiente. 

Il promontorio, infatti, era stato completamente deforestato per fare spazio all’economia del pascolo, ma il soprasuolo – presentando uno strato di terra molto sottile-  è presto sparito lasciando la zona nuda e facendo in tal modo scemare anche l’attività pastorizia. 

Difficile immaginarsi il Monte senza la coltre verde, così accogliente e ideale per chi pratica sport all’aperto. 

Pochi chilometri e arrivo al Belvedere Nord sulla Baia di Portonovo, dove scorgo la Torre De Bosi, e i due laghi naturali di acqua salmastra: il lago Profondo e il lago Grande, originati (pare) nell’antichità da una frana del Monte. 

L’Ex Convento dei Camaldolesi e la Grotta del Mortarolo

Strada facendo mi imbatto nel l’ex Convento dei Camaldolesi; qui sembra di correre in una fiaba, il tempo pare essersi cristallizzato e una calma infinita pervade il luogo.

Visito la chiesa di S. Pietro e il complesso monastico che oggi ospita un hotel tre stelle.  Vale davvero la pena fare una sosta da queste parti. 

Inoltre potrete mangiare qualcosa, visto che sono presenti due bar e un ristorante.

Poi devio sul sentiero 301C per raggiungere la Grotta del Mortarolo, un ipogeo naturale utilizzato dai monaci per isolarsi dal resto del monastero. 

L’arrivo nella prateria, con visuale a 180 gradi sulle colline marchigiane

Proseguo la mia corsa e arrivo a Pian di Raggetti, sul versante sud-ovest, dove si apre una radura che non è stata interessata dal rimboschimento. Essendo lo spazio totalmente aperto, senza alberi, è possibile spaziare con lo sguardo a 180 gradi sulle colline marchigiane e le montagne dell’Appennino, e scrutare i borghi di: Castelfidardo, Loreto, Recanati e Osimo

Mi fermo per un po’, per ammirare appieno lo spettacolo di fronte a me.

Il mio giro sta per concludersi, ritorno sul sentiero della Traversata del Conero, il 301, e dopo poco arrivo al Poggio, dove mi rifocillo all’osteria posta all’inizio del sentiero.

In totale il mio circuito è di 14 km e presenta un dislivello positivo di 522 metri. 

Un anello facile, per tutti purché un minimo allenati, per immergersi nella natura più vera e nella grande bellezza che solo il Conero sa regalare.

Un bicchiere di Rosso Conero al tramonto

E dopo la fatica mi regalo un aperitivo al tramonto a Villa Carlo Boccolini, non prima però di avere visitato l’antico frantoio risalente al XVII secolo, con la grande macina in pietra silicea, la pavimentazione originale in pietra, la grande volta a botte in muratura di mattoni, e una serie di attrezzature che servivano per la lavorazione delle olive.

Quando esco dalla villa, sulla terrazza che si apre sul grande parco della dimora, mi aspetta un tavolo rotondo apparecchiato, dove degusto il Rosso Conero doc “Kyma Oros”, che presenta note di frutti di bosco, insieme a un finale minerale.

Mentre Barbara, la titolare dell’azienda agricola, mi spiega tutto sull’olio che produce: «Abbiamo unicamente oli monovarietali, che vanno dal fruttato medio dal sapore delicato che ricorda la mandorla, fino al fruttato intenso dal sentore di carciofo». 

Un’esperienza per il gusto e la vista (potrete ammirare Sirolo dall’alto) imperdibile!

A cena sul mare

Per una cena romantica in riva al mare e per sentire il fragore delle onde seduti al tavolo, opto per il Clandestino Sushi Bar (resterà aperto fino al prossimo 2 novembre e poi riaprirà in primavera). 

Il ristorante sorge su una palafitta all’interno della baia di Portonovo, è dipinto di azzurro e di bianco e presenta luci calde e tenui che si sposano bene con il luogo marino. La cucina è particolare e presenta piatti di pesce abbastanza complessi, che uniscono l’eccellente materia prima locale a ingredienti orientali dal sapore deciso. 

Ma se preferite la tradizione potete lasciarvi deliziare dalla cucina del ristorante Da Silvio a Sirolo, e ordinare oltre alla classica grigliata di pesce, un primo a base di moscioli, ovvero una cozza piuttosto saporita che viene pescata, e non allevata, nella Riviera del Conero. 

Offagna, il piccolo borgo in cima alla collina, tra i più belli d’Italia

Il mio weekend marchigiano prosegue nella storia e nella tradizione e si sposta a Offagna, un paese di appena duemila anime, a 15 chilometri da Ancora, tra i borghi più belli d’Italia.

Un paesino fatato che sorge su una collina, da cui è possibile ammirare uno splendido scenario sulle colline marchigiane.

Domina su tutto l’antica Rocca risalente al XV secolo; imponente, sorge su un’altura di roccia arenaria e presenta alte torri merlate con postazioni di artiglieria e bocche da fuoco. 

Si può salire in cima alla torre più alta e ammirare il paesaggio circostante, oltre alla grossa campana bronzea che pare servisse per avvisare gli abitanti di un imminente pericolo. 

La Rocca ospita al suo interno mostre temporanee e una raccolta di armi antiche, dalla preistoria sino all’epoca moderna. 

Si torna all’ombra del maniero e piano piano il borgo si svuota. Dan, dan, dan, suona la campana della Chiesa di San Tommaso segnalando il mezzogiorno. È tempo di rifocillarsi! Per poi fare rientro a casa.

Il mio viaggio termina a Offagna, di fronte a un bicchiere di vino Rosso Conero e a un piatto di moscioli ripieni, cucinati dal ristorante Il Cresciolo, ubicato nel centro storico, all’interno di un antico palazzo che un tempo ospitava una biblioteca. 

Un weekend volato via troppo in fretta, da ripetere, che consiglio a tutti, ideale in autunno o in primavera, soprattutto se come me amate correre o camminare nella natura, per poi immergervi nella storia.

E ricordate: Correre all’ombra, in una bella giornata, salire in cima e guardare verso il basso il mare che si confonde con il cielo, è la migliore cura per il nostro corpo e l’anima – Irene Righetti

Foto di Tommaso Gallini

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