Le Marche sono sempre state caratterizzate da un forte legame con il mistero e la magia.
Dalla montagna al mare, passando per borghi fortificati, vicoli nascosti, grotte oscure e campagne solitarie, ogni angolo sussurra storie che non finiscono di affascinare, turbando ancora gli animi di chi le ascolta.
Le tradizioni, le superstizioni e le credenze popolari relative al sovrannaturale, alle streghe e alle arti occulte hanno attraversato i secoli, giungendo fino a noi e contribuendo a dare identità al territorio.
Da qualche mese è stato pubblicato il mio ultimo lavoro, Marche stregate, viaggio nella stregoneria popolare marchigiana (Giaconi Editore), nel quale ho ripercorso storia, leggende e superstizioni che da sempre hanno contraddistinto il territorio marchigiano e plasmato il carattere dei suoi abitanti.
Partendo dal mio saggio, dunque, ho voluto estrapolare una lista di dieci luoghi stregati delle Marche, dedicata agli amanti del mistero e ai cacciatori di streghe!
1. Farneta di Acqualagna (Pu)
Questa piccola frazione dalle origini antiche, situata tra Acqualagna e Urbino, nasconde nelle pieghe della sua storia la vicenda di una strega che qui venne condannata nel XVI secolo. Si chiamava Laura, era una guaritrice, esperta di erbe e di altri rimedi empirici, che venne ritenuta responsabile di tempeste, devastazione di raccolti e morti inspiegabili. La sua vicenda fece molto scalpore all’epoca, tanto che finì in una filastrocca per bambini in dialetto locale giunta fin quasi ai nostri giorni.
2. Pesaro e il fiume Foglia (Pu)
Il fiume Foglia, che qui sfocia nel mare dopo aver attraversato tutta la provincia, un tempo si chiamava Isaurum, da cui poi prese il nome la cittadina. Si narra che la sua denominazione cambiò assumendo il nome di una potentissima strega che frequentava quelle zone. Di lei si diceva che vivesse licenziosamente e compisse azioni turpi. Secondo un’altra versione invece, Folia era nota alla tradizione popolare come una specie di ninfa fluviale e agreste, amata da Mutino, nome attuale di uno degli affluenti del Foglia.
3. Monte Strega, Sassoferrato (An)
Il suo profilo, se guardato da Est o da Nord, alle prime ombre della sera assomiglia proprio al mantello di una megera. Qui sarebbe vissuta una strega o una sibilla e molti hanno riferito che di notte, dai suoi dirupi, si sarebbe sentito il rumore di telai che sbattevano. Quando c’era il plenilunio, poi, le streghe si affacciavano a giocare a nascondino tra i pini e gli abeti.
4. Monte Conero (An)
Si raccontava che qui, due o tre volte all’anno, le streghe tenessero grandi riunioni e che venissero per raccogliere ogni genere di erba utile per i loro incantesimi, utilizzati per far morire la gente di tisi o altre malattie, e per preparare filtri d’amore. Di solito per non farsi scoprire si nascondevano nella boscaglia assumendo le forme di strani animali.
5. La Fonte delle Streghe ad Ussita (Mc)
Ad Ussita (Mc), esiste ancora la la Fonte delle Streghe. Si racconta che qui si possa intravedere nella pietra che costituisce il fontanile il profilo di una strega, che però secondo alcuni sarebbe stata una delle fate della Sibilla, avvezza a dissetarsi in questo posto. Un’altra versione della leggenda raccontava che qui fosse morta una giovane strega e che quindi il suo profilo sarebbe rimasto impresso nella pietra.
6. La Fonte dei Trocchi a Elcito (Mc)
Non lontano dal paese esiste ancora la Fonte dei Trocchi, dove spesso si narrava di incontri notturni con streghe lavandaie (leggenda, questa, diffusa in tutta la Regione e ambientata presso numerose altre fonti). Qui vicino si diceva anche che si trovasse una roccia dalle striature nere, che nella fantasia popolare sarebbero stati i segni dell’urina delle fattucchiere.
7. Montegiorgio (Fm)
In questo paesino di antica origine medievale le streghe si appollaiavano sugli alberi della zona di Castagneto, oggi tranquillo quartiere residenziale, ma un tempo caratterizzata dalla presenza di grosse querce su cui le megere erano solite attendere ignari passanti. Nella zona delle Piane, ancora oggi poi esistono i resti di quello che fu uno degli alberi monumentali più imponenti delle Marche, chiamato Cerquabella, sotto le cui ampie fronde si radunavano le streghe prima di partire per le loro scorribande notturne.
8. Il lago di Pilato (Montemonaco, Ap)
La leggenda vuole che nelle sue acque sia finito il corpo di Ponzio Pilato, il quale, reo della crocifissione del Salvatore e condannato a morte dall’imperatore, chiese che il suo cadavere fosse posto su di un carro trainato da due tori e affidato al caso. Il carro finì tra i Monti Sibillini e si immerse in questo piccolo bacino di origine glaciale. Il lago dunque acquisì una carica fortemente negativa e maledetta, tanto da guadagnarsi la fama di luogo privilegiato per il raduno di streghe, diavoli e negromanti, che venivano qui per consacrare i famigerati Libri del Comando. Ancora oggi, ogni tanto, qualcuno si arrampica fin lassù per provare a percepirne l’aura oscura.
9. Monte Sibilla (Ap)
La cima che da il nome all’intero Appennino marchigiano non è la più alta, ma quella omonima della mitologica profetessa che dimorava al suo interno. Da alcuni considerata una fata e da altri una strega, veggente pericolosa che ammaliava gli uomini e li faceva vivere lontano dalla legge di Dio, la Sibilla Appenninica era inizialmente pensata come una regina bellissima dai lunghi capelli dorati e dalle ricche vesti, rinchiusa in una grotta a tessere una tela di incalcolabile valore. Nel tempo la sua fama cambiò, raccogliendo suggestioni letterarie cavalleresche e divenne una profetessa-regina, che viveva circondata da splendide dame dai piedi caprini, destinando alla dannazione chi fosse restato con lei fino al giorno del Giudizio. La grotta della Sibilla da tempo non è più accessibile a causa di ripetuti crolli, ma ancora molte persone arrivano fin sulla sua soglia, con la malcelata intenzione di scoprire i segreti che giacciono al suo interno.
10. Grottammare (Ap)
Le streghe qui si riunivano presso la pineta che costeggia la ferrovia, dove si potevano incontrare nella notte fra giovedì e venerdì. La loro presenza si intuiva dal bagliore di piccole luci improvvise, che passavano velocemente. Le fattucchiere locali si davano appuntamento lì prima di partire in volo per raggiungere un paese del fermano, probabilmente Lapedona, dove si riunivano in grande numero sotto ad una quercia enorme, prima di raggiungere il famigerato Noce di Benevento.
Info utili
Per saperne di più sul libro “Marche stregate – Viaggio nella stregoneria popolare marchigiana” di Silvia Alessandrini Calisti: un approfondito studio sulla stregoneria popolare marchigiana, che muove dal generale al particolare della scena locale, nel quale si ripercorrono storia, suggestioni, leggende, superstizioni che hanno caratterizzato il territorio e che hanno avuto da sempre le donne come protagoniste principali.
In copertina Elcito, Foto di Nicola Barchiesi