“Gin, please!” Ed è subito film in bianco e nero tra ispettori in trench dentro fumosi night alla ricerca del bandito di turno chiedendo informazioni alla bellissima e platinata vamp..
Oppure, potremmo essere nelle Marche che, come citava un vecchio slogan, dell’Italia ne sono il distillato, dove la nuova ondata creativa sta coinvolgendo tanti giovani produttori con l’intento di proporre un nuovo modo di bere Gin.
Prima di tutto spieghiamo cos’è; il gin si ricava da un distillato di cereali in cui è presente una miscela di piante, spezie e bacche macerate che prende il nome di botanicals (botaniche). Tra queste, sarà indispensabile la presenza del ginepro, da cui prende il nome e i profumi caratteristici.
Ma oltre agli aromi ci sono anche gli estratti salutistici delle bacche e ben lo sapevano gli studiosi della Scuola Medica Salernitana (la più antica istituzione legata all’insegnamento delle arti mediche in Europa, nata intorno al 500 d.C.) che, dopo l’introduzione in Italia degli alambicchi da parte degli Arabi, iniziarono a sperimentare la distillazione delle erbe per estrarne tutte le proprietà medicamentose. Oltre alle piante coltivate nei orti botanici si dedicarono allo studio delle bacche ed erbe selvatiche, tra cui il ginepro. Non c’era ancora l’happy hour, ma era già nato l’antenato del gin anche se, al momento, solo per scopi medicali!
Facciamo un salto temporale fino al XVII secolo quando il medico olandese Francisco Della Boe (Francis Sylvius) cercando un rimedio per curare dalla febbre i soldati e i marinai di stanza nelle Indie Orientali, creò un distillato di ginepro chiamandolo Genever e lo introdusse nella vicina Inghilterra come medicinale. Da tonico a bevanda il passo fu breve. Fu un successo tale che il re Guglielmo III D’Orange nel 1680 vietò l’importazione di distillati stranieri per favorire l’utilizzo delle scorte di cereali adatti alla produzione di gin che venne utilizzato anche come parte del salario agli operai. Purtroppo, questa decisione ebbe gravi ripercussioni sociali legate al fenomeno dell’alcolismo tra la popolazione più povera che nemmeno i Gin Acts governativi risolsero facilmente.
L’Inghilterra rimase per secoli la consumatrice più agguerrita tanto da apparire nel romanzo distopico “1984” di George Orwell come sfondo di una società il cui uso di gin è quasi obbligatorio e perfino T.J. Newton, l’alieno protagonista del ”Uomo che cadde sulla Terra” (1967) ne divenne dipendente durante il suo soggiorno sul nostro pianeta.
Torniamo a noi e alle nostre Marche così ricche di piante che sarebbe stato un peccato non provare a utilizzarle come botanicals. E allora andiamo a conoscerle più da vicino! Le principali, variabili a seconda della ricetta del mastro distillatore sono costituite da semi di coriandolo, corbezzolo, radici di angelica e di iris, scorza di agrumi, spezie quali noce moscata, liquirizia, cannella, cardamomo oltre alle diverse varietà di ginepro, presenti obbligatoriamente per legge.
Sempre per legge, l’Europa ha stabilito quattro categorie nel disciplinare:
- Gin: bevanda spiritosa ottenuta mediante aromatizzazione con bacche di ginepro di alcol etilico di origine agricola;
- Gin distillato: si distilla di nuovo dopo l’aggiunta delle bacche di ginepro e delle botaniche, con un titolo alcolometrico iniziale di almeno 96% vol., a questa categoria appartiene anche il Plymouth Gin prodotto solo della città omonima da una sola distilleria;
- London dry: nonostante il nome si può produrlo ovunque ed è simile a un Gin distillato solo che qui non si possono aggiungere aromi oltre quelli presenti nell’unica distillazione; per la denominazione dry si considera l’assenza di edulcoranti; il titolo alcolometrico volumico è di 37,5%
- Spiriti aromatizzati al ginepro: sono prodotti con l’aggiunta di aromi naturali o simili.
Se stiamo assistendo a un nuovo rinascimento del gin forse lo si deve anche alla fantasia dei produttori alla ricerca di nuovi profumi nel proprio territorio, nei boschi e nelle valli vicino casa, nei luoghi dove crescono erbe e piante antiche, sempre presenti nelle cucine delle nostre antenate, ma da tempo relegate a un uso prettamente gastronomico, se non addirittura dimenticate. Nuovi aromi escono dagli alambicchi e nuove mescolanze di colture e culture.
I distillati nelle Marche
Proviamo a percorrere le nostre Marche e come sempre, tra un borgo e l’altro, andiamo alla ricerca delle zone che hanno ispirato i produttori di gin a creare queste nuove delizie che sorprendono anche chi non si sarebbe mai aspettato simili distillati da terre finora vocate solo al vino e, di recente, alla birra.
Sarà un viaggio tra i monti e selve dove nascono e crescono le “nostre” botaniche. Sul monte Nerone, ad Apecchio, in provincia di Pesaro e Urbino si produce un gin raccogliendo ed amalgamando sapientemente i vapori delle visciole selvatiche unite a luppolo, rose e mallo di noce. Siamo ai confini con l’Umbria e qui perfino l’acqua pura di sorgente aiuta a creare questi capolavori liquoristici.
Sapevate che sul monte Conero nasce una varietà di ginepro rosso? Insieme a quello “canonico” blu è perfetto per creare un prodotto originale persino nel bel colore ambrato che assume. Chi lo produce, a Numana, non avrà resistito al suo fascino!
E poi c’è chi fa della visciola il suo punto di forza e unicità riuscendo ad ottenere un gin dal color rosa opalescente. Serra de’ Conti in provincia di Ancona, a primavera offre allo sguardo il meraviglioso spettacolo dei suoi alberi fioriti.
O c’è chi, riprendendo le ricette dei monaci arriva a inserire ben 18 botaniche in un’orchestra di profumi insoliti ed esplosivi nel suo candore trasparente. Elicriso, foglie di ulivo, barchette di tiglio, verbena odorosa; un viaggio lungo le percezioni più sottili dell’olfatto che, salendo e scendendo per le colline, arriva a catturare il respiro del mare.
E dal cuore delle Marche proseguiamo seguendo la sua dorsale appenninica senza stupirci che le antiche popolazioni venerassero qui la Dea Flora nella sua massima espressione. Le Marche, unica regione femminile plurale non poteva non avere un legame così viscerale con la terra.
Sui Sibillini la Regina delle Fate, oltre a un ginepro di montagna, fa nascere erbe e piante così profumate che il gin che si produce è inconsueto con i suoi sentori di aneto, coriandolo, angelica, melissa e mela rosa, presidio Slow Food e raffinata primizia della natura.
Sappiamo che il gin viene spesso e volentieri utilizzato come componente di cocktails famosi quali il Gin Tonic, Gin Fizz, Bronx, White Lady, Bramble, Clover Club, Vesper, Tom Collins, Cocktail Martini, Gin Lemon, ma alla luce di queste nuove riscoperte di profumi, la nuova tendenza che viene dai Bar più alla moda è di berlo puro per poterne distinguere e assaporarne le varie nuances di sapori.
Un bouquet che parla di Marche, di Marche oriGINali…