Appignano è un piccolo paese in provincia di Macerata, uno di quei paesini accoccolati fra il verde delle colline con un panorama così bello da costringerti a fermare più volte la macchina, sulla strada di arrivo, per godertelo in silenzio, senza fretta. Appignano è piccolo, sì, ma proprio per questo incredibilmente attivo, vivace, vitale: una volta conosciuto non puoi fare a meno di tornarci ancora e di sentirti a casa ogni volta di più. Un mondo antico, ospitalità, convivialità, tradizione, sono le parole che associo a questo paese e poi naturalmente…la ceramica! Qui esiste una scuola che è nata dall’amore per la tradizione, dalla voglia di mantenere in vita le maestranze e le abilità del passato, una scuola aperta a tutti e che insegna non solo ad usare le proprie mani per modellare l’argilla ma che trasmette attraverso parole ed indicazioni semplici il vero sapore antico della vita vissuta con calma, del piacere di costruire cose vere, da “adoperare”, non solo da contemplare. Una scelta che ha portato un gruppo di appassionati a fondare la Scuola di Ceramica Maestri Vasai Appignanesi – M.A.V.“, una scuola che si è avvalsa degli insegnamenti dei vecchi maestri vasai della zona e che ha deciso di diffondere questo antico sapere a tutti coloro che, con curiosità, cercano nelle tradizioni popolari la marchigianità perduta.
Da più di 500 anni infatti Appignano è conosciuto come il “paese delle cocce” oppure come “il paese dei coccià”, dei vasai. I più anziani si ricordano le botteghe, lungo la strada polverosa che divideva il paese con la campagna. Piccole casette una di fianco all’altra, grondanti vasi, fascine, colori e terra, un modo povero ma meraviglioso che il comune ha deciso di riscoprire.
Ormai da diversi anni, ogni autunno nel mese di ottobre, il paese celebra le tradizioni del passato con la festa dedicata ai legumi antichi. Leguminaria è un modo per ritrovare il valore dei piatti “poveri” della cucina marchigiana, delle nostre radici, del cibo come sostanza che ci lega alla nostra terra.
E dalla terra proviene non solo il nostro nutrimento ma anche le ciotole nelle quali lo consumiamo. Gli utensili che vengono prodotti secondo la tradizione dei maestri vasai, sono per lo più oggetti di uso comune: ciotole, bicchieri, brocche, piatti. Non hanno una decorazione molto particolareggiata, ma esprimono praticità e maneggevolezza. Sono di terracotta, con le caratteristiche linee nere che donano profondità e sobria eleganza, oppure “sgrizzate”, cioè con schizzi di colore allegri e variopinti.
Sembra quasi impossibile che tutto provenga da un mucchietto di terra scura, raccolta lungo il letto dei fiumi a valle e lavorata ad arte con la magia del tornio. Non è da tutti saperlo usare, ma non perché sia necessario studiare una tecnica elaborata, piuttosto perché bisogna approcciarlo con uno stato d’animo che rispecchi la quiete delle dolci valli circostanti. “Lascia che la terra scorra fra le mani con calma, non avere fretta” ripete il Maestro Gianni, uno dei punti di riferimento della scuola “la terra non si può lavorare con la fretta, la terra si ricorda di tutto, non devi sbagliare”. Non è forse un fantastico consiglio anche nella vita di tutti i giorni?
Così con un po’ di terra fra le mani e il sogno di imparare ad usarla per dare spazio all’azione più elementare e alla base della nostra vita, cioè nutrirsi, ti trovi improvvisamente a sorridere, felice come un bambino, perché stai facendo qualcosa che non ha bisogno di elettricità, di wireless o di chissà quali altri aggeggi, devi solo imparare a sentire quello che la terra ha da trasmetterti, con calma, senza fretta, così come sappiamo fare qui da noi nelle Marche, ed è bello riscoprirlo.
Si ringraziano il Comune di Appignano e Anna Gagliardini presidentessa del M.A.V., per le foto presenti in questo articolo.
Info utili
- Per saperne di più e visitare Appignano, clicca qui
- Vuoi conoscere le iniziative della Scuola di Ceramica Maestri Vasai Appignanesi – M.A.V.? Visita la fanpage di Facebook