Le Marche conservano tantissime testimonianze della spiritualità, del passaggio e della nascita di alcuni Santi che hanno segnato inevitabilmente la storia delle comunità. Le valli marchigiane con i loro luoghi e musei custodiscono l’eredità umana e spirituale di questi protagonisti. Seguiteci in un viaggio alla scoperta dei Santi delle Marche
Tolentino e San Nicola
San Nicola da Tolentino è tra i santi più importanti delle Marche. Nato nel 1245 fu un frate agostiniano e un grande predicatore, molto conosciuto da vivo raggiunse per le sue capacità taumaturgiche, venne subito canonizzato dopo la sua morte avvenuta nel 1305. A soli quattordici anni entrò nella comunità degli eremitani, facendo diventare di Tolentino la sua “casa madre” e predicando soprattutto sul territorio marchigiano.
Questo Santo viene venerato come patrono del Purgatorio e come protettore delle puerpere. A lui è dedicata la Basilica di San Nicola a Tolentino, uno dei santuari più importanti dell’Italia centrale, oggi nuovamente aperta al pubblico dopo i restauri. Questo luogo religioso, consacrato nel 1465, conserva le reliquie del santo.
Il complesso religioso è stato completato nel corso dei decenni, di particolare pregio è il Cappellone di San Nicola, un grande ambiente che conserva un importante ciclo di affreschi trecenteschi realizzati da pittori riminesi (Pietro, Giuliano e Giovanni Baronzio) di scuola giottesca, che rappresentano la più alta testimonianza della pittura del Trecento nelle Marche. Anche il chiostro è considerato tra i più interessanti delle Marche, qui si trova la cella del santo oggi trasformata in Oratorio della comunità agostiniana.
Tramite uno scalone, infine, si giunge ai Musei della Basilica che ospitano numerosi dipinti e sculture, preziose ceramiche, ex voto ed esposizioni presepistiche permanenti.
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Corinaldo e Santa Maria Goretti
Canonizzata nel 1950, Santa Maria Goretti è venerata come santa e martire dalla Chiesa Cattolica. Nata il 16 ottobre del 1980 nel borgo storico di Corinaldo, in provincia di Ancona, si trasferisce con la famiglia nel 1897 nella campagna romana, dove divide la casa con i Serenelli, il padre e il figlio Alessandro. All’età di 10 anni Maria rimane orfana di padre ed aiuta la madre occupandosi dei fratelli e della casa.
A 12 anni riceve le prime attenzioni morbose da Alessandro che culminano il 5 luglio 1902 nella violenza fisica: il ragazzo dopo aver ricevuto l’ennesimo rifiuto, la colpisce ripetutamente con un punteruolo. Maria, poco prima di morire decide di perdonarlo. Alessandro viene arrestato e dopo aver scontato la pena si ricongiunge con la madre della Santa, nel segno del perdono.
Proprio il perdono del suo assassino, assieme alla strenua difesa della virtù, portano Maria Goretti ad essere proclamata Santa il 24 giugno 1950 in Piazza S. Pietro, alla presenza della mamma.
La Santa è conosciuta e venerata oggi in tutto il mondo e moltissime sono le parrocchie a lei intitolate. A Corinaldo sono visitabili i luoghi della vita della Santa, come la Casa Natale e il Santuario della Madonna dell’Incancellata dove la Santa si recava a pregare da bambina, il Santuario diocesano di Santa Maria Goretti con le sue spoglie e la Chiesa Parrocchiale di San Francesco con la fonte battesimale utilizzata per il suo battesimo nel 1980.
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Monteprandone e San Giacomo della Marca
Nel borgo storico di Monteprandone, in provincia di Ascoli Piceno, ogni cosa ricorda San Giacomo della Marca, al secolo Domenico Gangale. Nato a Monteprandone il 1° settembre 1393, il Santo intraprese gli studi ad Ascoli Piceno e successivamente a Perugia, dove si laureò in diritto civile ed ecclesiastico.
Dopo esperienze lavorative a Firenze e Bibbiena, si allontanò dal mondo giudiziario fino ad abbandonarlo per seguire le sue aspirazioni spirituali, che lo portarono ad entrare nel convento di S. Maria degli Angeli di Assisi dove, nel 1940, fu ordinato sacerdote.
San Giacomo si distinse subito per l’efficacia delle sue prediche che attiravano molti fedeli. Papa Eugenio IV gli conferì incarichi speciali per la predicazione contro le eresie oltre l’Adriatico e per missioni diplomatiche nell’Europa centro orientale.
Fu un convinto assertore delle Crociate e, grazie al suo intervento in veste di pacificatore, le città di Fermo ed Ascoli, eterne nemiche, stipularono una storica pace nel 1446 e poi nel 1463. Dopo essersi prodigato per tutta la vita contro l’usura, le eresie e come pacificatore, morì a Napoli il 28 novembre del 1476.
San Giacomo era amante della cultura, scrisse diciotto libri e a Monteprandone, presso il Museo Civico, è conservata parte della Libreria di San Giacomo della Marca dedicata all’istruzione dei religiosi e dei suoi confratelli nelle Marche. Questa collezione era originariamente ospitata nel Convento di Santa Maria delle Grazie, luogo fondato dal Santo, dove oggi sono conservate le sue esequie attorniate da cicli di affreschi che narrano le sue gesta.
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Camerino e Camilla Da Varano
La storia della santa è collegata a doppio filo con la città di Camerino. Camilla, figlia del principe Giulio Cesare Da Varano, signore di Camerino, e della nobildonna Cecchina di Mastro Giacomo è stata cresciuta ed educata nel palazzo paterno. Dapprima attratta dalla vita mondana, si narra che dopo aver sentito la predica di un francescano, cambiò l’attitudine e cominciò a sentire la vocazione.
A diciotto anni pensò di ritirarsi a vita religiosa, vincendo le tentazioni di una vita frivola e decise per il convento. La sua scelta fu osteggiata dal padre che, solo dopo due anni, gli concesse la possibilità di vestire l’abito francescano nel monastero di S. Chiara di Urbino, dove prese il nome di suor Battista il 14 novembre 1481.
Nel 1484 si trasferì con alcune consorelle a Camerino, dove fondò un monastero di Clarisse nel vecchio edificio degli Olivetani di S. Maria Nova, rinnovato e ampliato dal padre per l’occasione. Nel 1505 fondò un altro monastero a Fermo e, dopo due anni di permanenza, tornò a Camerino. Nel 1502 lo spietato Cesare Borgia uccise il padre e il fratello della santa che perdonò gli assassini dei suoi parenti.
A questo periodo risalgono molti dei suoi scritti con testimonianze di contemplazione e visioni mistiche. I luoghi dedicati a questa Santa sono molteplici, come il Monastero di Santa Chiara di Urbino, oggi sede dell’ISIA, uno dei più importanti istituti di moda italiani. Questo luogo è visitabile e consente di fare un’esperienza unica fra arte e mistero.
Una delle particolarità del palazzo è il cosiddetto “spulciatoio”, dove le monache erano solite disfarsi delle sgradite “ospiti” proprio dall’alto di questo ballatoio che si affacciava su di un corso d’acqua sottostante. L’altro luogo dedicato alla Santa è il Monastero di Santa Maria Nuova che, attualmente chiuso per restauri, conserva affreschi ed un coro ligneo del XV secolo. Attualmente chiuso per restauri.
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Osimo e San Giuseppe da Copertino
San Giuseppe da Copertino, noto come il Santo dei Voli, a causa della levitazione che secondo le cronache del tempo avrebbe compiuto in stato di estasi, è una delle personalità più interessanti della mistica cristiana. Oltre ad essere il santo protettore degli studenti, è patrono dell’aviazione cattolica anglosassone e dei paracadutisti cattolici della NATO.
Ad Osimo, dove egli morì nel 1663, vi è la Basilica a lui dedicata, in antecedenza Chiesa di san Francesco. In occasione della sua beatificazione (1753), i Frati Minori Conventuali decisero di rimodernarla e arricchirla secondo il gusto del tempo, commissionando il lavoro all’architetto Andrea Vici. La salma del Santo fu sistemata sotto l’altare nel 1771.
La Cripta, in cui riposa il corpo del santo, è stata costruita nel 1963, in occasione del terzo centenario della sua morte. Le stanze del santo, conservate nello stato originale, comprendono le tre camerette che ospitarono s. Giuseppe da Copertino dal 1657 al 1663 e l’oratorio dove celebrava la santa Messa.
Ancona e San Marcellino
«Vir vitae venerabili Marcellinus fuit» così San Gregorio Magno parla di San Marcellino, attribuendogli l’episcopato di Ancona nel V secolo, esaltando nei suoi “Dialogi” la santità e le opere miracolose. Tra queste il suo intervento in soccorso della città di Ancona, minacciata da un grave incendio, spento prontamente dal santo che fece ritrarre le fiamme. Questo evento miracoloso viene festeggiato dalla città il 9 gennaio. Attualmente le spoglie di San Marcellino sono conservate in un’urna collocata nella “Cripta dei Protettori” della Cattedrale di S. Ciriaco di Ancona, così detta perché contiene le spoglie dei Santi patroni della città.
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Mombaroccio e il Beato Sante
Beato Sante Brancorsini (1343-1394) a 20 anni uccise incidentalmente un suo parente e per questo motivo decise di ritirarsi nel convento francescano denominato Santa Maria di Scotaneto, dove professò i voti. Ben presto alle sue qualità di uomo umile e penitente, di grande laboriosità e profonda spiritualità, si aggiunse la fama di taumaturgo, tanto che accorrevano a lui da tutto il territorio circostante.
Poco lontano da Mombaroccio c’è il celebre Santuario successivamente a lui dedicato. Sorge su di un colle a 400 metri sul mare, circondato da un bel bosco di roveri e castagni. Un’alta torre campanaria settecentesca lo domina ed è visibile dai punti più lontani. Il santuario, in cui è custodita sin dal ‘300 la spoglia del Beato Sante, dopo lunghi anni di abbandono, è stato rimesso a nuovo e la Cappella del Beato è sta – ta adornata da affreschi.
Il Coro, pregevolissimo lavoro in noce, è dominato da un Crocifisso di scuola senese (sec. XV), dipinto su tavola. Il Santuario, da aprile ad ottobre, è oggetto di visite continue da parte dei pellegrini. Il Museo conserva interessanti opere che testimoniano la vivacità artistica delle Marche nei secoli passati (dipinti, ex-voto, incisioni, vasi sacri in argento) e la Biblioteca Conventuale consta di 5.000 volumi con alcune pregevoli cinquecentine e incunaboli.
Mercatello sul Metauro e Santa Veronica Giuliani
Nella provincia di Pesaro e Urbino, precisamente nel borgo di Mercatello sul Metauro, nel 1660 nasce Santa Veronica Giuliani da subito devota a Dio. A soli diciassette anni prende i voti ed entra nel convento delle Clarisse cappuccine della Città di Castello e diviene, in pochi anni la badessa del monastero. Il diario della Santa “Il tesoro nascosto” fu scritto proprio in quegli anni e racconta le varie esperienze mistiche vissute.
Nel 1697, secondo la storia, la Santa riceve il dono delle stigmate e, continuando a condurre una vita nel segno della spiritualità, morì nel 1727. Fu proclamata nel 2017 “Patrona presso Dio degli sportivi dell’arte della scherma in Italia”, perché da giovane aveva esercitato l’arte della spada. Il 9 luglio di ogni anno, nel borgo marchigiano, si celebra la festa della Santa che volle istituire nella sua casa natale, il complesso delle Cappuccine, con un santuario e una chiesa dove oggi sono conservate le sue spoglie.