Chiudendo gli occhi per qualche istante sembra quasi di vedere la frenetica attività che doveva animare il meraviglioso quadriportico, fulcro vitale del palazzo: le lunghe vesti, il passo veloce e deciso, le voci, la musica, i rituali di una corte al massimo del suo splendore.
Non è difficile immaginare lo sfarzo e la vitalità culturale e politica che avvolgevano il Palazzo Ducale della famiglia da Varano di Camerino durante la seconda metà del XV secolo, perché l’edificio ancora oggi è capace di incantare i visitatori con il suo fascino rinascimentale dalle linee sobrie ed eleganti.
Camilla Battista, figlia naturale di Giulio Cesare da Varano, nasce, cresce e viene educata proprio qui, fra queste mura, dimostrando sin da giovane un temperamento deciso, volitivo e tenace.
Da queste premesse si potrebbe pensare che quella bambina sarebbe poi diventata una fiera discendente del nobile casato o entrata a far parte di un’altra famiglia di sangue blu, come il padre aveva sempre sperato.
E invece quella bambina decise sin da piccola di divenire artefice del proprio destino e di scegliere indipendentemente e caparbiamente la via della religione e della santità.
Il cammino non è stato di certo facile, Camilla entra in convento giovanissima passando dalla gioiosa atmosfera di corte all’austera vita del Monastero di Santa Chiara di Urbino. Odierà fortemente la vita di clausura ma combatterà con se stessa questa condizione rimanendo fortemente attaccata alla sua vocazione.
L’edificio che segna il passaggio di Camilla da un’esistenza laica alla professione religiosa, è un bellissimo esempio di architettura tardo rinascimentale progettato da Francesco di Giorgio Martini e Baccio Pontelli su ordine del Duca di Montefeltro. Una costruzione monumentale con loggiati a perdita d’occhio che si affacciano su un delizioso giardino pensile. Non deve essere stato facile per le monache che abitavano questa struttura fare i conti con la clausura di fronte al bellissimo panorama sulla campagna del Montefeltro che ancora oggi è possibile osservare dal giardino o dal loggiato. Sì, perché l’edificio dal 1974 ospita l’Istituto Superiore per le Industrie Artistiche (ISIA) ed è visitabile da parte di tutti coloro che vogliano vivere un’esperienza unica fra arte e mistero, avvolti da uno strano ma pur sempre azzeccatissimo connubio fra giovane estro creativo e timido fervore religioso. Una delle particolarità del palazzo è il cosiddetto “spulciatoio”: il nome la dice lunga sull’utilizzo di questa stanza perché le monache erano solite disfarsi delle sgradite “ospiti” proprio dall’alto di questo ballatoio che si affacciava su di un corso d’acqua sottostante. Camilla da Varano, che ormai ha iniziato una nuova vita con il nome di Suor Battista, entra nel 1484 nel Monastero di Santa Maria Nuova, acquistato e ristrutturato dal padre che per il grande amore verso la figlia, non può far altro che donarle una degna sede il più vicino possibile a sé. Tra le opere conservate all’interno dell’edificio, notevoli sono gli affreschi che ornano l’ex-refettorio delle monache così come un crocifisso ligneo del XV secolo che si dice sia appartenuto alla Santa. Ma l’elemento di maggior rilievo artistico presente all’interno del complesso religioso è sicuramente il monumentale coro ligneo realizzato da Domenico Indivini. La bellissima decorazione a specchi intarsiati presenta, oltre a simboli religiosi, tre stemmi dei da Varano, simbolo di quell’amore paterno che mai abbandonerà Camilla.
Tra le mura del convento, la nostra protagonista trascorre in preghiera e in povertà i suoi giorni, godendo di un breve periodo di pace e tranquillità, fino al tragico declino della sorte dei da Varano, con la scomunica papale e l’attacco del Valentino (Cesare Borgia) per mano del quale perderà il padre, tre fratelli e che la condurrà all’esilio. Restaurata pochi anni dopo la signoria da Varano e ottenuto il titolo di Duchi di Camerino, Suor Battista fa ritorno nella sua città natale prima di essere inviata da Papa Giulio II a San Severino Marche dove, fondato un nuovo convento di Clarisse, muore già in odore di santità nel 1524. Il 17 ottobre 2010 si conclude definitivamente il processo di canonizzazione di Camilla da Varano e da quella data l’edificio per lei costruito porterà il nome di Monastero di Santa Chiara.
Info utili
- Per una storia del monachesimo delle Marche, visita il sito ufficiale del turismo
- Scopri la storia del Monastero di Santa Chiara di Urbino e dell’Istituto Superiore per le Industrie Artistiche (ISIA)
- Scopri il Monastero di Santa Chiara a Camerino
- Visita il Palazzo ducale di Camerino