I tatuaggi ormai, si sa, sono diventati una moda diffusissima. Pochi sanno però che qui nelle Marche, il tatuaggio era praticato già 500 anni fa, e non per le ragioni che ci spingono a colorare la nostra pelle al giorno d’oggi, il tatuaggio era in realtà un fatto mistico e devozionale.
La tradizione vuole che durante le crociate, i soldati si tatuassero i simboli religiosi della propria fede per farsi riconoscere dagli “infedeli” e per garantirsi la sepoltura ecclesiastica, all’epoca negata a chi soccombeva in battaglia e non presentava simboli della propria religione. Il tatuaggio era quindi un marchio di riconoscimento che rappresentava la cristianità.
Questa tradizione ha attraversato i secoli giungendo alla sua massima diffusione proprio nella nostra regione, nelle Marche, e più precisamente presso uno dei santuari mariani più venerati al mondo, il Santuario della Santa Casa di Loreto.
Proprio qui è conservata la Sacra Casa di Nazareth (dove, secondo la tradizione, la Vergine Maria nacque, visse e ricevette l’annuncio della nascita miracolosa di Gesù), chiamata “la Casetta”, trasportata dagli angeli nel 1292 e deposta proprio in un boschetto di lauri, da cui prende il nome la città di Loreto.
Qui i pellegrini provenienti da ogni parte d’Europa si riunivano dopo il lungo percorso di fede e si facevano imprimere sulla pelle il ricordo di tanto ardore devozionale. In prossimità del Santuario infatti si trovavano numerosi “marcatori”, provenienti da una lunga tradizione familiare di sole quattro o cinque famiglie del posto, che con tavolette di bosso e punteruoli, chiamate penne, tatuavano ai viandanti i segni del loro amore verso la Madonna, Gesù, lo Spirito Santo e San Francesco.
Proprio dal Santo di Assisi proviene la tradizione di farsi tatuare principalmente mani e avambracci, di modo da ricreare sulla pelle le stimmate di San Francesco. Non è affatto una rarità, erano in tanti a sottoporsi a questa pratica, nonostante fosse malvista e appena tollerata dalla Chiesa, tanto che era facile fino a poche decine di anni fa incontrare contadini marchigiani che, alzate le maniche delle camicie, mostravano i segni bluastri della propria fede.
I tatuaggi erano sì principalmente sacri, ma a volte è normale che nelle tradizioni popolari il sacro ed il profano si mescolino fra loro. Così capitava di vedere spose novelle con il tatuaggio dello Spirito Santo, come augurio per la loro condizione, oppure artigiani mostrare i simboli della loro professione.
Questa pratica, così antica, così controversa, ma ricca di storia del territorio, è magnificamente conservata e valorizzata nel Museo Antico Tesoro della Santa Casa di Loreto, dove le “tavolette di bosso”, tavolette lignee scolpite a mano dai marcatori, sono esposte insieme ad altri oggetti di devozione lauretana come fac-simili di cuori, in oro ed in argento e tavolette votive che diventano tramite per implorare l’intercessione della Madonna oltre che pegno e garanzia di una più efficace protezione contro malattie e calamità.
Dopo secoli e secoli durante i quali quest’arte divenne uno dei simboli del pellegrinaggio in Italia ed in particolare al Santuario di Loreto, la tradizione venne interrotta dai pregiudizi introdotti dagli studi del criminologo Cesare Lombroso, che aveva identificato il tatuaggio come simbolo di rivolta e di asocialità, ostentato da personalità violente…ma questa è tutta un’altra storia.
Info utili
- Scopri cosa fare e vedere a Loreto
- Informazioni e orari del Museo Antico Tesoro della Santa Casa di Loreto
- Visita il Santuario della Santa Casa di Loreto
Sono felice che mi si conferma quello che ho sempre sentito, un tatuaggio lo deve fare perché lo senti dentro di te, ti ripresenta e fa parte della tua vita, e un tot con te