È l’oro delle Marche, anche se il suo colore è verde. Di cosa stiamo parlando, se non del Verdicchio? Un vino bianco asciutto, armonico, inimitabile, delicato, leggendario. Un vino che è diventato l’emblema di questa terra. Un vino unico, longevo, di grande struttura e di qualità eccelsa destinato a lasciare un segno indelebile nella storia della viticoltura italiana.
“In nessun altro luogo d’Italia, ho forse visto altrettanta gente, e case, e cantine, così immobili nel tempo: in nessuno ho gustato vini così genuini e squisiti”
scrive Mario Soldati durante il suo viaggio alla ricerca dei vini genuini.
Sapete qual è il segreto delle infinite sfumature del Verdicchio? Quello di nascere in una terra a carattere plurale. La Valle Esina è una sorta di paradosso geografico delle Marche, è la sola che corre parallela alla linea di costa e risente contemporaneamente sia dell’aria fresca delle montagne sia dei venti salmastri dell’Adriatico. Questo microclima unico, con prepotenti escursioni termiche, esalta i profumi del vino.
Verdicchio di mare e di montagna
Il bianco autoctono delle Marche si declina in due versioni territoriali: uno è il Verdicchio di mare, quello dei vitigni affacciati sull’Adriatico, l’altro è il Verdicchio di montagna, quello della valle stretta tra gli Appennini. Entrambe vantano la DOC (Denominazione di Origine Controllata), entrambe provengono dallo stesso vitigno (il Verdicchio, la bacca bianca più diffusa nelle Marche) e da terreni collinari.
Un itinerario del Verdicchio
L’itinerario del Verdicchio che vi proponiamo abbraccia i territori delle due denominazioni: il Verdicchio dei Castelli di Jesi (in provincia di Ancona) e il Verdicchio di Matelica (in provincia di Macerata).
Partendo da Jesi, la città di Federico II si possono visitare Montecarotto, Serra San Quirico, la città di pietra, e da lì si può esplorare la Gola della Rossa con le celebri Grotte di Frasassi e Fabriano, città creativa Unesco. Passando per Cerreto d’Esi si arriva a Matelica e poi a Staffolo fino a Cupramontana con il Museo del Vino e Castelbellino. L’itinerario non è esaustivo dei 25 comuni, ma è solo una selezione.
Siete pronti a partire con noi?
Jesi, la città natale di Federico II
Proprio le colline ricoperte da vigneti vi daranno il benvenuto per iniziare il vostro viaggio in questa città, scrigno di storia, arte e cultura in mezzo alle colline, a metà strada tra il mare e la montagna, circondata da una cinta muraria fra le meglio conservate della regione. Qui nacque, sotto una tenda allestita in una piazza cittadina, l’Imperatore Federico II. Passeggiando tra i suggestivi vicoli del centro, non potete non visitare i Musei Civici di Palazzo Pianetti che custodiscono numerosi capolavori di Lorenzo Lotto, oltre ad essere la sede della magnifica Galleria degli Stucchi.
Il prodotto tipico della zona è sicuramente il vino Verdicchio dei Castelli di Jesi, tutelato dall’Istituto Marchigiano di Tutela Vini, IMT, che in questa città trova la sua sede.
Leggi anche -> 10 cose da fare e vedere a Jesi
Con un giro tra i castelli di Jesi potrete visitare l’Abbazia di S. Maria delle Moie di Maiolati Spontini, per poi affacciarvi dal belvedere di Castelbellino, fotografare il portone merlato di Poggio San Marcello, oppure godersi un bicchiere di Verdicchio Doc nelle campagne di Serra de’ Conti e lasciarsi coinvolgere da un’esperienza sensoriale al Museo delle Arti Monastiche. Si finisce così a Monte S. Vito, terra d’olio pregiato, con la Chiesa Collegiata di San Pietro Apostolo e poi a Morro D’alba, dove addolcire il palato sorseggiando il tipico Rosso Lacrima tra passeggiate in vigna e degustazioni in cantina con l’immancabile giro de “la Scarpa” nel borgo medievale.
Montecarotto: città del vino e dell’olio
Città del vino e dell’olio, merita una visita per l’imponente cinta muraria, il torrione dell’orologio, simbolo del paese, e la chiesa della Ss. Annunziata, che domina l’abitato. Dal borgo, posto in una posizione dominante tra le valli dell’Esino e del Misa, potrete ammirare un panorama splendido: lo sguardo è in grado di abbracciare quasi tutta la provincia di Ancona, accarezzando le vallate di fiumi sino ad incontrare le cime appenniniche e la Gola della Rossa. Particolarmente curiosa la raccolta di opere di Mail-art (disegni, grafica, dischi, CD, piccole sculture veicolatili tramite servizio postale) all’interno del museo civico del paese,
Foto di William Pettinelli Foto di Daniele Crognaletti Foto di Giuliano Betti
Serra San Quirico: la città di pietra
Serra San Quirico evoca la forma di un vascello di pietra con la prua rivolta a solcare la valle. Sorge sulle pendici del Monte Murano, proprio all’imbocco della Gola della Rossa ed è cinto da imponenti mura, dominate dalla trecentesca Torre del Cassero. Una struttura architettonica fortificata, posta a dominio della valle e rimasta praticamente intatta nel corso del tempo.
Avventuratevi all’interno del paese, scoprirete che ancora oggi è caratterizzato da stradine lastricate di pietra arenaria e dalle cosiddette “Copertelle”, passaggi coperti di origine longobarda, su cui vegliano le possenti porte d’ ingresso del paese. Per respirare l’aria e il fascino di questo paese affacciatevi alle finestre con arco romanico e ammirate il panorama mozzafiato. Da qui ci si immerge in un clima medievale, sembra quasi di vedere cavalieri rientrare da lunghe battaglie, mentre fabbri e maniscalchi nelle loro botteghe fabbricano nuove armi!
Foto di Simona Paolinelli Foto di Veronica Spanu Foto di Pietro Cerioni
Dopo tutto questo sali e scendi per i vicoli medievali scommettiamo che vi è venuta un po’ di fame e… sete! Che ne dite di gustare la specialità enogastronomica di questa paese? Sono “calcioni”, dolci di formaggio gustosi e prelibati, da accompagnare con un buonissimo calice di Verdicchio.
Leggi anche -> Una passeggiata nel borgo medioevale di Serra San Quirico
Grotte di Frasassi: nelle viscere della Terra
Tornando sulla Statale 76 si entra nel parco naturale regionale della gola della Rossa e di Frasassi, cuore verde delle Marche e la strada, radente la roccia, si fa ancor più panoramica. Qui potrete calarvi al centro della terra all’interno delle suggestive grotte di Frasassi, uno dei più spettacolari complessi ipogei d’Italia. Un fantastico labirinto sotterraneo fatto si stalattiti, stalagmiti e laghetti cristallizzati.
Le grotte sono nel territorio del Comune di Genga, piccolo castello sorto nel medioevo racchiuso da fitti boschi, sulla cima di un colle nell’alta valle dell’Esino. Qui vogliamo segnalarvi la chiesa di S. Vittore delle Chiuse, un gioiello romanico di grande suggestione, anche per la sua posizione isolata. Agli amanti della buona tavola, oltre ai piatti classici della tradizione marchigiana, quindi il ciauscolo (salame morbido) e l’immancabile Verdicchio, ricordiamo che qui il cinghiale è… molto apprezzato, sia per accompagnare i primi nel ragù, sia con la polenta.
Leggi anche -> Un itinerario nel Parco Gola della Rossa fra borghi e avventura
Fabriano, la città della carta
La Statale 76 ci porta poi a Fabriano, conosciuta almeno in tutta Europa come la Città della Carta, immersa nel verde del Parco e delle montagne dove nella triangolare piazza del Comune spicca il Palazzo del Podestà e quello del Comune, con accanto il lungo loggiato di S. Francesco, e a pochi passi c’è la cattedrale.
Da non perdere, in città, il Museo della carta e della filigrana, dove potrete percorrere il viaggio storico della carta con la possibilità di sporcarsi le mani nella “pasta” di materie prime che formano il foglio di carta, proprio come facevano i mastri cartai fabrianesi del XIII secolo.
Mangiare e bere, a Fabriano, non è un problema: se camminate fino alla cosiddetta Piazza Bassa trovate il mercato coperto, dove un tempo c’erano frutta e verdura a volontà prodotte dai contadini del posto. Oggi trovate invece un posticino davvero particolare in cui mangiare le specialità fabrianesi, acquistando anche il Salame di Fabriano (presidio Slow Food) direttamente dal punto vendita del Consorzio per la produzione e la tutela del Salame di Fabriano. Se, infatti, il Verdicchio è molto indicato per accompagnare piatti di pesce, è altrettanto interessante provarlo con i salumi, ancor meglio se nella versione spumantizzata, tradizione dimenticata nel tempo, ma oggi ripresa da alcuni produttori con ottimi risultati.
Leggi anche -> 10 cose da fare a Fabriano, la città della carta
Cerreto D’Esi
Adagiata nell’Appennino marchigiano, alle falde occidentali del monte San Vicino e sul versante destro dell’alta valle del fiume Esino, Cerreto d’Esi con la sua torre cilindrica detta “BELISARIO” unica nel suo genere, alta 25mt e con 6mt di diametro; con le sue botteghe di lavorazione del legno, Porta Giustiniana e la Fontana dei Delfini.
Con una passeggiata immersi in uno splendido bosco si arriva alla chiesetta di Santa Maria dell’Acquarella, che offre spettacolari vedute sulle valli dell’Esino e del Giano.
Matelica, la città di Enrico Mattei
Poco prima di Fabriano, un’altra deviazione vi porterà a Matelica, terra di Verdicchio e città di Enrico Mattei, il fondatore dell’ENI che, in questo centro disposto su uno sperone che domina un’ansa dell’Esino visse da ragazzo. Qui si respira un’aria di antica nobiltà: è una città ricca di cultura, come testimoniano Piazza Mattei, il Museo Piersanti, il Museo Civico ed Archeologico ed il Teatro Comunale del Piermarini (stesso architetto della Scala di Milano).
Enologi e buongustai ricordano facilmente Matelica per il Verdicchio, che prodotto in questa zona acquista particolari accenti per l’orientamento da nord a sud della valle, caso unico nelle Marche. L’enogastronomia in questa valle è un pezzo di pane e due fette di ciauscolo o di salame di Fabriano. È una porzione abbondante di vincisgrassi, uno spezzatino di cinghiale o un vitellone di razza Marchigiana che si sposa perfettamente con questo vino di grande carattere.
Staffolo, il belvedere della Vallesina
Una leggenda volle impropriamente legare l’origine del nome di Staffolo alla produzione del vino che da sempre caratterizza questo paese, facendolo derivare dal vocabolo greco “staphile” ovvero “grappolo d’uva”. Vero o no, quel che è certo è che Staffolo ha un’antichissima vocazione vitivinicola. Qui potrete assaggiare dell’ottimo Verdicchio godendovi un bellissimo panorama dai “banchetti” un suggestivo viale alberato da cui potrete scorgere tutti i colli circostanti, fino al Monte Conero e al mare.
Foto di Giorgia Barchi Foto di Giorgia Barchi Foto di Giorgia Barchi Foto di Sergio Ramazzotti
Il borgo antico è racchiuso da suggestive mure medievali con due porte d’ingresso e un tipico torrione del ‘400. Il centro del paese è attraversata da stretti e silenziosi vicoli dove perdersi fino ad arrivare al Museo dell’Arte del vino nel quale sono stati raccolti strumenti antichi della tradizione vitivinicola. Il pezzo forte è un antico esemplare di torchio in legno di rovere datato 1695, in perfetto stato di conservazione.
Cupramontana, la capitale del Verdicchio
Viene definita la capitale del Verdicchio perché si trova al centro della zona di produzione del Verdicchio Classico dei Castelli di Jesi. Fin dal Duecento si hanno notizie di “terre vignate” (adibite alla coltivazione della vite).
Foto di Sara Venanzi Foto di Marika Bonci Foto di Stefano Grilli Foto di Daniela Moroni
È la meta ideale per chi ama la natura, l’aria pulita e il buon vino. Il complesso Musei in Grotta ospita un museo unico nel suo genere che raccoglie etichette di vino da tutto il mondo: Museo Internazionale dell’Etichetta del vino, oltre alle Grotte di Santa Caterina, l’Horto de I Semplici, con una raccolta di erbe e piante medicinali a scopo didattico, e l’Enoteca comunale. Con una passeggiata nel bosco si può raggiungere l’Eremo dei Frati Bianchi, un’oasi di pace e silenzio, costruito tra pareti friabili di sabbia gialla vicino a un torrente.
Per scoprire le meraviglie della zona in bicicletta sono stati creati tre sentieri di diversa lunghezza e difficoltà: percorso giallo (7,5km), verde (10km), blu (12km). A disposizione c’è anche un servizio di noleggio e-bike (info uff. turistico). Alla sera, dopo aver ammirato panorami favolosi, da non perdere sono le specialità culinarie da gustare nelle cantine insieme a un buon bicchiere di Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC.
Sito del turismo del Comune di Cupramontana
Castelbellino, il più piccolo borgo della Vallesina
Uno dei paesi più caratteristici della Vallesina, tutto arroccato in cima ad una colina, in un’immagine che ricorda i paesini dei presepi. Lasciatevi trasportare dalla sua atmosfera d’altri tempi con le molteplici viuzze, le ripide scalinate e le suggestive piazzette. Nel centro del castello si erge la chiesa dedicata a S. Marco e nella piazze antistante si trova una logegtta rinascimentale del XVI secolo un tempo adibita a mercato coperto, oggi magica terrazza da cui ammirare un paesaggio mozzafiato.
Vi è piaciuto questo itinerario? In autunno troverete colori intensi, sapori antichi, profumi inebrianti… non dimenticate la macchina fotografica per immortalare la natura che in questa stagione da il meglio di se
Meraviglioso!
Mi permetto di correggere una notizia :
ENRICO MATTEI non e’ nato a Matelica (MC) ma ad Acqualagna (PU) . A Matelica ha vissuto fino alla sua prima giovinezza per poi trasferirsi a Milano .
per gite domenicali organizzate in questi posti mi potete consigliare ?
Buongiorno, le consigliamo di contattare le pro-loco dei singoli comuni. Saluti cordiali